IL COMPORTAMENTO ECONOMICO DELL’OLIGARCHIA CILENA 591 modello improntato alla cogestione. Le ragioni di un simile andamento sono del resto assai concrete: il rame necessita di tecnologie avanzate, di forti dotazioni di capitale fisso, di manodopera qualificata, alle quali il capitale cileno non è in grado in nessun caso di far fronte34. Sicché si può concludere che, nonostante il suo enorme peso specifico, il settore minerario nel suo complesso stia attraversando, almeno dal punto di vista delle opportunità economiche e della collocazione di imprese nazionali, una fase molto critica. Allo stesso modo delle società minerarie, anche gli istituti bancari registrano del resto indici di redditività molto bassi, che sicuramente devono essere posti in relazione alla crisi bellica e alla conseguente disorganizzazione del commercio internazionale. Sensibile soprattutto è la caduta dei tassi di profitto che nel 1920 continua a restare inferiore ai valori raggiunti dieci anni prima35. Carmagnani sostiene l’ipotesi che tutto ciò debba essere imputato al fatto che gli istituti nazionali si dedicano esclusiva-mente agli affari bancari e non hanno, a differenza delle banche estere, attività collaterali sulle quali spostare il proprio intervento in periodi di stasi del mercato finanziario. « Oltre alla concessione dei mutui agricoli, le banche nazionali concedevano prestiti di breve durata per finanziare spese correnti degli hacendados e dei commercianti locali. Sino al 1920 non esiste nessuna prova documentata di un rapporto tra banche nazionali con il settore industriale »36. In realtà già a quella data un rapporto con il gruppo di attività « moderne » c’è, se è vero che il Banco de Chile ad esempio controlla una compagnia di assicurazione {National), una compagnia di commercio (Tierra de Fuego), ed infine una società mineraria (To-copilla). È probabile tuttavia che questo non sia un dato generalizzabile e che gli istituti bancari, nel complesso, continuino a mostrare incertezze 34. Cfr. M. Carmagnani, L’America Latina cit.; O. Alvarez Andrews cit. 35. Cfr. M. Carmagnani, Banche estere e banche nazionali in Cile, 1900-1920, «Quaderni storici» (Ancona), IX, gennaio-aprile 1974, p. 93: i tassi di profitto calcolati per gli istituti bancari nazionali ed esteri hanno il seguente andamento: Anni Banche nazionali Banche estere 1910 8,5 12,7 1914 6,6 9,7 1915 7,2 12,8 1916 7,0 14,2 1917 7,6 9,8 1918 9,0 16,1 1919 8,6 18,7 1920 8,1 13,0 36. Ivi, p. 95