PRODUTTIVITÀ E PREZZI RELATIVI NEGLI ANNI 1951-1973 675
bile natura oligopolistica. Data dunque la scarsa forza interpretativa di questa ipotesi, possiamo considerare due ipotesi alternative.
     La concorrenza esiste, per le imprese italiane di tutti i settori industriali, come concorrenza internazionale. Quindi l’economia italiana è abbastanza aperta perché politiche di sostegno dei prezzi anche in presenza di guadagni di produttività (riduzione dei costi) non siano possibili, almeno in misura prolungata. In sostanza i prezzi non sono determinati come prezzi del mercato interno, ma sono i prezzi del mercato internazionale.
     L’ipotesi è certamente convincente in buona misura, e ricorrente nella letteratura economica. Tuttavia un fatto, emerso anche nella presente analisi, pone qualche dubbio e suggerisce che, se non altro, l’ipotesi considerata non è sufficiente da sola e richiede una integrazione. Si è visto infatti come il trasferimento di riduzioni di costi in riduzioni di prezzi sia meno diretto e completo proprio negli anni ’60, cioè proprio quando l’apertura internazionale dell’economia italiana è più netta: mentre l’ipotesi di cui sopra, presa isolatamente, dovrebbe suggerire un comportamento opposto.
     Si può quindi pensare ad una ipotesi più articolata11: le imprese industriali italiane adottano nel primo periodo una politica di riduzione dei prezzi - quando essa sia resa possibile da riduzioni dei costi - in vista di una espansione dei mercati, considerando qui tanto il mercato interno che quello estero. Politica che, almeno fino agli anni intorno al 1963, è facilitata dalla presenza di margini di utile lordo soddisfacenti, tali cioè da non rendere necessario il trattenere all’interno dell’impresa i guadagni di produttività. In sostanza una politica di prezzo che, basandosi su margini di profitto abbastanza ampi, punta alla espansione della massa del profitto attraverso una espansione delle vendite12.
     11.      Diventano interessanti, a questo proposito, studi ed ipotesi teoriche di origine «manageriale» sulla formazione dei prezzi: in particolare quelli legati meno rigidamente a ipotesi quali il mark up, e attenti a collegare prezzi, margini di profitto, massa di profitto e crescita dell impresa. Vedi, per es., per una rassegna ed una bibliografia, A. Silberston, Price behaviour offirms, in: Surveys ofapplied economia, The Royal Economie Society, The Social Science Research Council, voi. I, London, McMillan, 1973.
     12.      Sulla formazione dei prezzi e relazione con i profitti: A. Bergfeld-J. Jearley-W. Knobloch, Pricing forprofiti and grou th, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1962; G. J. Stigler-J. K. Kindahl, The behaviour of industrial pnces, New York, N.B.E.R., 1970. Di qualche interesse l’antologia: D. F. Mulvihill-S. Paranka, Pricepolicies andpractices, New York, John Wiley and Sons, 1967. Per l’Italia, vedi: M. Tivegna, Iprofitti nell’industria manifatturiera italiana, in: Sviluppo economico cit., pp. 75-100.