zione:
Il nesso tra educazione e democrazia, proprio dell’impegno pedagogico prefascista, fu ripreso e sviluppato nel secondo dopoguerra seguendo vie in parte diverse, dentro il quadro del dibattito sul wel-fare8.
   Dal dibattito post-bellico attorno a questo tema, Calogero, tramite la collaborazione con il Ministero dell’Assistenza PostBellica, che «in quegli anni aspirava a rinnovare le cadenti strutture assistenziali dello Stato Italiano»9, maturò l’idea di fondare la Scuola per educatori sociali di matrice democratica e laica:
... non abbiamo mai chiesto a nessuno, né quale tessera avesse in tasca, né a quale divinità rivolgesse le sue preghiere10 11.
   Nel Progetto di costituzione della Scuola, il Ministero dell’Assistenza Post-bellica assunse il compito di reclutare i primi allievi del Cepas fra reduci di guerra e partigiani.
   In questo modo, il Cepas «nacque adulto, rispetto al contesto sociale e politico del Paese in quegli anni»11, proprio per le esperienze e la maturità democratica che portarono i primi studenti che vi parteciparono12.
   Il periodo di gestazione della Scuola fu ricco di discussioni sul ruolo che, nell’arco del tempo, avrebbe dovuto assumere la
   8    S. Misiani, Meridionalismo e politiche per l’educazione. Per una storia dell’Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo (1947-53), in G. Gemelli, G. Ramunni, V. Gallotta, Isole senza arcipelago: imprenditori scientifici, reti e istituzioni tra Otto e Novecento, Palomar, Bari 2003, p. 86.
   9 A. Zucconi, Una Scuola cit., p. 5.
   10 G. Calogero, Il Servizio Sociale cit., p. 4.
   11 A. Zucconi, Una Scuola cit., p. 6.
   12   A questo proposito rimando alla testimonianza di Elena Spinelli, figlia di Altiero Spinelli, che fu fra le prime allieve del Cepas: «... essere in una scuola
313