78 MASSIMO L. SALVADORI — affermò la preminenza della politica sull’economia, il diritto della comunità a regolare le attività private intraprese a fini di lucro, purché non fosse danneggiato l’interesse pubblico, come pure l’interesse di altri privati cittadini»20. Insomma, il New Deal, come si vide in campo economico, fu l’esperimento che rese possibile un rapporto tra privato e pubblico che modernizzava i presupposti della «teoria liberale classica», mostrando come «non tutte le invasioni degli interessi privati contraddicono le esigenze di libertà e di responsabilità individuale d’una società democratica»21. Il New Deal «nella disputa Keynes contro Marx [...] fu dalla parte di Keynes». E, tra i suoi risultati, due furono di enorme portata: da una parte vennero smentiti i pericoli paventati da Berle e Means che la società americana cadesse preda della concentrazione del potere economico onnipotente nelle mani di poche grandi società; dall’altra la «profezia», agitata con intenti pur diversi dall’ex-presidente Hoover e dall’intellettuale Bur-nahm, che il New Deal avrebbe finito inevitabilmente per raggiungere la frontiera del tecnocratismo burocratico dirigistico giunto al potere nei paesi autoritari di destra e sinistra. Il merito storico di Roosevelt fu, agli occhi di Mario Einaudi, proprio quello di aver dato alla crisi americana una risposta rivolta a preservare una America non autoritaria, non militare, non poliziesca, non tecnocratica. In questo libro, corre come un filo rosso la questione del ruolo della Corte Suprema; tema, come abbiamo visto, assai caro all’autore. Tracciando un bilancio di questo ruolo in relazione al conflitto creatosi in momenti cruciali tra Roosevelt e la Corte stessa, Einaudi arriva alla conclusione che in ultima analisi il meccanismo costituzionale ed istituzionale venne preservato, che la Corte, «sia pure in seguito a pressioni», finì per diventare una componente positiva del mutamento rooseveltiano, così da dare «nuovo lustro e vigore allo spirito del costituzionalismo americano»22. 5. L’esempio offerto dalla politica rooseveltiana contribuì certamente a fornire a Mario Einaudi essenziali categorie per valutare i problemi del dopoguerra nell’Europa occidentale. Tanto l’America di Roosevelt gli appariva lo specchio di un capitalismo aperto e innovatore, quanto la forza del comuniSmo in Italia e in Francia gli sembrò 20. Ivi, p. 134. 21. Ivi, pp. 166-167. 22. Ivi, p. 212.