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ANDREA MERLOTTI
rimanendo in patria88. Alfieri aveva ben compreso che «la più benefica monarchia ne’ suoi confini» fosse allo stesso tempo «la piu devastatrice all’estero»89 e che se le idee francesi erano universali, nulla poteva avere però in comune la centralizzazione francese colla federazione italiana.
    VI     - Esaminata YHistoire e l’evoluzione dell’immagine del Settecento nel pensiero di Ferrari sino all’inizio degli anni Sessanta, conviene ora tornare alla sua lettura giannoniana, partendo dalle pagine dedicate allo storico d’Ischitella nel Corso sugli scrittori politici italiani90. Si deve tener presente che, nonostante le lezioni del corso venissero tenute nel 1862, Ferrari lavorava a questo progetto già da diversi anni. Sin dal 1858, infatti, aveva deciso di scrivere sia una storia della ragion di Stato sia un’opera sui principali scrittori politici italiani91 92. Apparsa nel 1859 YHistoire de la raison d EtaC , il trasferimento in Italia e l’elezione a deputato avevano costretto Ferrari a rallentare la stesura di tale opera. Tuttavia l’offerta fattagli dal Mancini gli aveva fornito l’occasione per radunare quanto scritto sino ad allora e trasformarlo in un’opera organica. Il Corso sugli scrittori politici italiani costituisce quindi il primo lavoro realizzato da Ferrari dopo il suo rientro in patria (anche se utilizza in gran parte materiale già scritto ed organizzato in Francia), ed il fatto che venisse esposto in pubbliche lezioni non fece altro che aumentare 1 attenzione intorno ad esso. Vale la pena osservare che la notorietà del nome di Ferrari e alcuni discorsi da questi tenuti alla Camera fra cui soprattutto quello contro l’annessione alla Francia di Nizza e della Savoia — avevano destato un vasto interesse e, anche in conseguenza di ciò, l’affluenza di uditori al corso fu più alta del previsto. A riprova dell entità del successo ottenuto, superiore a quanto lo stesso Ferrari s’era aspettato, basti notare che egli fu indotto non solo a far rapidamente
      88. Ivi, p. 596: «Le idee della Francia ispirano questi scrittori [Muratori, Gozzi, Maffei Parini] e molti altri che sarebbe troppo lungo il citare, tutti subiscono l’ascendente di Montesquieu, di Rousseau, di Voltaire, dell’Enciclopedia; eppure tutti interpretano quest’ascendente secondo la tradizione che protegge la nazionalità, disprezza 1 copisti e fulmina le diserzioni».
       90 G. Ferrari, Cono sugli scrittori politici italiani, lez. XXVII, pp. 705-742, Milano, Tipografia di F. Manini, 1862. Si noti che in esso l’autore tradusse vaste parti della Histoire de la raison d’Etat. In tale opera non compare,^ comunque, alcun riferimento a
  Giannone, la cui presenza costituisce una totale «novità» del Cono.
       91. Cfr. S. Rota-Ghibaudi cit., cap. V, pp. 261-262.
       92. Paris, Levy, 1860.