UNA LETTERA A DE GASPERI SULLA RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE 449 sulla destra, oltre ad essere correlato con la reazione conservatrice nei confronti di alcune parziali misure di riforma promosse dai governi centristi, era anche espressione della delusione e della scontentezza, che affioravano in settori non ininfluenti del mondo cattolico. Essi rivendicavano un’azione anticomunista più incisiva, come mostravano le pressioni e i condizionamenti del cosiddetto «partito romano», che un qualche risultato riuscì a conseguire4. Verosimilmente, anche al fine di rintuzzare la minacciata presa di distanza di quegli autorevoli settori del mondo cattolico, oltre all’esigenza di supplire con un diverso meccanismo al dato inconfutabile della diminuzione del consenso, la De si fece promotrice, a poco meno di un mese dall’ultimo turno delle amministrative, di un progetto di riforma della legge elettorale politica, nel corso del consiglio nazionale del partito, riunito ad Anzio dal 21 al 24 giugno5. L’8 luglio, in una celebre intervista al «Messaggero»4 5 6, De Gasperi illustrava il suo disegno volto a dare concreta attuazione alla «democrazia protetta», attraverso una serie di misure, dalla «polivalente», con la quale intendeva limitare la libertà di azione delle opposizioni, alla regolamentazione delle libertà sindacali e di stampa. Lo «stato forte», che De Gasperi, in una fase di ulteriore irrigidimento dei blocchi e di crescente tensione internazionale, mostrava di ritenere un passaggio necessario ai fini della protezione della democrazia — identificata con i partiti della coalizione di centro — dalla destra e dalla sinistra, esigeva come primo passo per la sua realizzazione una riforma elettorale, che garantisse quei margini rivelatisi nel corso delle ultime consultazioni via via sempre più fragili. La vicenda che condusse, attraverso memorabili conflitti in Parlamento e nel Paese, alla presentazione da parte del ministro degli Interni Mario Sceiba di un disegno di legge elettorale con ampio premio di maggioranza (65,3%), ridotto successivamente al 64,5%, e alla 4. Cfr. Sandro Magister, La politica vaticana e l’Italia 1943-1948, Roma, Editori Riuniti, 1979; Andrea Riccardi, Il «Partito romano» nel secondo dopoguerra (1943-1945), Brescia, Morcelliana, 1983; Giancarlo Zizola, Il microfono di Dio. Pio XII, Padre Lombardi e i cattolici italiani, Milano, Mondadori, 1990; Pietro Scoppola, La repubblica dei partiti. Profilo storico della democrazia in Italia (1945-1990), Bologna, Il Mulino, 1991. 5. Cfr. Gianni Baget Bozzo, Il partito cristiano al potere. La D.C. di De Gasperi e di Dossetti 1945-1954, Firenze, Vallecchi, 1974, pp. 399 e sgg. 6. Le parti piu significative dell’intervista si possono leggere ora in Scritti politici di Alcide De Gasperi, Introduzione e cura di Pier Giorgio Zunino, Milano, Feltrinelli, 1979, pp. 378-383. Si veda anche il Saggio introduttivo di Zunino, ivi, pp. 86-88.