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SILVIA FEDELI
I. L’impresa nella teoria economica.
    Lo scopo di questa rassegna introduttiva sulla teoria dell’impresa è la verifica dello stato della teoria economica sull’argomento. Ciò si rende necessario dal momento che la struttura analitica della teoria dell’impresa privata verrà successivamente utilizzata in riferimento al settore pubblico. Sembra opportuno quindi cercare, adesso, di trovare un certo ordine o, più precisamente, fare qualche classificazione, che, in quanto tale, ha una sua logica anche se in parte arbitraria.
A.  Le origini del recente dibattito.
    L’evoluzione della teoria dell’impresa viene spesso descritta come il progressivo affermarsi del paradigma neoclassico cui si è contrapposto, negli anni ’50 e ’60, quello della grande impresa manageriale. Tale contrapposizione è stata a volte interpretata come espressione di una maggiore attenzione alla realtà da parte del secondo paradigma rispetto al primo.
    L’impresa neoclassica opera in un mondo di perfetta informazione, e conosce solo vincoli dati dalla scarsità delle risorse, non delle informazioni. E assente ogni problema organizzativo. La perfetta informazione e la motivazione alla sopravvivenza in un ambiente competitivo (Alchian, 1950) determinano un comportamento massimizzante. Viene massimizzato il profitto, ossia la rendita dell’imprenditore più efficiente (Arrow, 1971). Tuttavia il ruolo dell’imprenditore non è chiaro in un mondo di perfetta informazione, senza innovazione, né rischi, né organizzazione.
    Del resto l’impresa neoclassica non è altro che una funzione di produzione, una scatola nera che conosce solo un problema di scelta tecnologica efficiente, dati i prezzi degli inputs e degli outputs. La teoria della grande impresa manageriale, nell’interpretazione data da Marris (1972), ipotizza un comportamento massimizzante, ma non più del profitto, bensì dell’utilità del manager. Il manager adesso è colui che determina lo sviluppo dell’economia e l’allocazione delle risorse nella grande impresa, mentre il mercato, in particolare quello concorrenziale dei capitali, assume la funzione di controllo dell’operato dei managers promuovendo l’eguaglianza del rendimento dei capitali. La «mano visibile» dell’impresa si sostituisce in parte a quella «invisibile» del mercato, riducendo le garanzie di efficienza del sistema economico. Questo risultato è ancora più evidente, rispetto a Marris,