412 STEFANO FREGA infatti pur ammettendo un’eguaglianza formale delle opportunità — nel senso di una eguaglianza «legale» — esso non è in grado, né vuole preservare l’eguaglianza e la similarità delle condizioni sociali, se non per mantenere lo schema istituzionale di sfondo16. L’ingiustizia più evidente del sistema della libertà naturale consiste nel fatto che «intuitivamente [...] essa permette che le quote distributive siano eccessivamente influenzate da fattori così arbitrari da un punto di vista morale»17 come l’abilità, l’intelligenza o il vantaggio acquisito senza motivo dalla provenienza sociale degli individui. Al fine di correggere i difetti più rilevanti del sistema della libertà naturale, interviene una seconda interpretazione, che prescrive che accanto al requisito delle carriere aperte ai talenti è necessario introdurre il principio dell’equa eguaglianza delle opportunità. Questo punto di vista costituisce l’interpretazione liberale del secondo principio di giustizia. «L’idea è che le posizioni sociali non devono essere aperte solo in senso formale, ma che tutti dovrebbero avere “un’equa possibilità di ottenerle” » 18. Da un punto di vista istituzionale ne consegue che il sistema economico di mercato deve essere posto all’interno di una «struttura di istituzioni politiche e giuridiche che regoli le tendenze globali degli eventi economici e assicuri le condizioni sociali necessarie per un’equa 16. «Nel sistema della libertà naturale la distribuzione iniziale è regolata dagli assetti impliciti nella concezione delle carriere aperte ai talenti [...]. Questi assetti presuppongono uno sfondo di eguale libertà (come è specificato dal primo principio) e una libera economia di mercato. Essi richiedono un’eguaglianza formale delle opportunità nel senso che tutti possiedono almeno gli stessi diritti legali di accesso a tutte le posizioni sociali vantaggiose. Ma dato che non vi è una tendenza a preservare l’eguaglianza o la similarità delle condizioni sociali, se non in quanto ciò è necessario alla conservazione delle istituzioni di sfondo richieste, in ogni periodo di tempo la distribuzione iniziale di beni è fortemente influenzata dalle contingenze naturali e sociali. Ad esempio, l’attuale distribuzione della ricchezza e del reddito è l’effetto cumulativo di precedenti distribuzioni dei beni naturali, cioè dei talenti naturali e delle abilità, a seconda che esse siano sviluppate o meno, e che il loro uso sia stato favorito o ostacolato nel tempo da circostanze sociali e da contingenze casuali quali la sfortuna e la buona sorte» (TG, p. 75). 17. Ibidem. 18. «A prima vista non è molto chiaro ciò che si intende con questa frase, ma si può affermare che coloro che possiedono abilità e inclinazioni simili dovrebbero avere le medesime possibilità di vita. Più precisamente, supponendo che esista una distribuzione delle doti naturali, quelli che hanno lo stesso grado di abilità e talento e la medesima intenzione di servirsene, dovrebbero avere le stesse prospettive di riuscita, indipendentemente dal loro punto di partenza all’interno del sistema sociale, cioè indipendentemente dalla classe di reddito in cui sono nati. In ogni settore della società dovrebbero esservi, approssimativamente, eguali prospettive di cultura e di successo per tutti coloro che sono dotati e motivati nello stesso modo. Le aspettative di coloro che hanno le stesse abilità e aspirazioni non dovrebbero essere influenzate dalla classe sociale di appartenenza» (TG, pp. 75-76).