che, anche quando rifletteva sui contenuti di una common fditto, pensava sempre ad una religiosità laica e mondana; del resto vi è un’accusa ricorrente che vien mossa al pensiero deweyano, ed è relativa alla mancanza di fini della sua filosofia, e quindi anche della sua filosofia politica, che sarebbe fondata solo su un’individuazione di mezzi e sull’identificazione in questi dei fini, e che metterebbe capo ad una visione esclusivamente processuale della società democratica. Si tratta tuttavia di una tenue differenza, ove si tenga presente che nel pensiero progressista confluiva anche «quel movimento di rinascita e di adattamento del protestantesimo alla società industriale noto come Social Gospel» secondo il quale la società industriale era dominata da una forma di «peccato sociale» che, attraverso l’esasperazione dell’individualismo e di un approccio di parte a tutti i problemi comuni, impediva l’estrinsecarsi del comunitarismo cristiano fondato sull’amore e sulla partecipazione. La riforma, in questo caso, aveva come scopo ultimo il ripristino della comunità e della scienza, in quanto naturalmente umana, ne era lo strumento indispensabile21. Appare chiaro, del resto, che tutta l’esperienza olivettiana, tanto nei suoi aspetti teorici, quanto in quelli pratici, non tende alla realizzazione di una «città celeste» né al raggiungimento di mete ultramondane: le finalità di Olivetti convergono nello sviluppo pieno della persona umana e della comunità. Fede e politica, scienza ed etica, umanità e spiritualità, vanno ricondotte a quella «sintesi spirituale» che può essere assicurata solo nella «comunità concreta, la cui complessa organizzazione è intesa a ridare alle opere dell’uomo la perduta armonia»22. La maturazione del pensiero olivettiano dall’ideale comunitario al progetto politico porta con sé e sviluppa tutti i caratteri di fondo che abbiamo cercato di evidenziare nelle pagine precedenti: una concezione personalista dell’uomo; la comunità come luogo naturale di crescita della persona umana attraverso la ricomposizione delle lacerazioni e dei conflitti; una società concepita in termini di globalità e funzionalità, fondata su principi comunitari e governata da meccanismi di partecipazione democratica; lo sviluppo sociale visto anch’esso come processo globale e funzionale che realizzi avanzamenti in tutti i settori, dall’economia alla cultura; la volontà di trasformazione, infine, ed il progetto politico nel perseguimento di idealità etiche e con il ricorso ad una robusta strumentazione tecnico-scientifica. Rispetto a tutto ciò lo sviluppo di comunità nella sua 114