CITTADINANZA DEMOCRATICA E PRIORITÀ DELLA LIBERTÀ 411 Ora, la chiarificazione dei presupposti etico-normativi sottostanti i principi di giustizia consente di considerare il problema della libertà e della sua priorità in relazione all’idea di cittadinanza democratica13. Le pagine che seguono cercheranno di mostrare come, nell’ambito della teoria della giustizia come equità, la nozione di cittadinanza (alla base del nostro problema) trova il proprio fondamento nell’idea di eguaglianza democratica. II. Nel § 12 di Una teoria della giustizia, Rawls concentra la propria attenzione su tre interpretazioni principali relative alla natura etico-normativa del secondo principio di giustizia. Queste interpretazioni attribuiscono un significato particolare alle asserzioni riguardanti la struttura delle ineguaglianze e delle opportunità economico-sociali, che nella prima formulazione dei principi di giustizia devono essere rispettivamente «a vantaggio di ciascuno» e «aperte a tutti»14. La prima interpretazione è definita come sistema della libertà naturale-. secondo tale punto di vista «una struttura fondamentale [della società] che soddisfa il “principio di efficienza”, ed in cui le cariche sono aperte a coloro che sono dotati e pronti a lottare per esse, condurrà ad una distribuzione giusta. Si pensa che tale assegnazione di diritti e di doveri generi uno schema che alloca in modo equo il reddito e la ricchezza, l’autorità e la responsabilità, qualunque possa risultare questa allocazione» 15. Rawls argomenta persuasivamente che il sistema della libertà naturale, se considerato come criterio per una «giusta» distribuzione dei beni primari fra gli individui, si rivela subito moralmente inaccettabile: 1977 (trad, it.: Politica e mercato. I sistemi politico-economici mondiali, Milano, 1979); G. Bingham Powell, Contemporary democracies. Stability & violence, Cambridge, Mass., 1982; R. Martin cit., cap. VII. 13. La nozione di cittadinanza ha qui una duplice valenza, filosofica e sociologica (o politologica). Sul primo aspetto si vedano, tra le altre, le osservazioni di R. A. Dahl, Procedural democracy, in: Philosophy, a cura di P. Laslett e J. Fishkin cit., pp. 97-133 (trad, it.: La democrazia procedurale, «Rivista italiana di scienza politica» (Bologna), L 1979. pp. 3-36); M. Walzer, Spheres of justice. A defence of pluralism and equality, Oxford, 1985, specialmente il cap. II; B. Ackerman, Social justice in the liberal state, Yale, 1980 (trad, it.: La giustizia sociale nello stato liberale, Bologna, 1984, cap. III). Sul secondo aspetto mi limito a segnalare: T. H. Marshall, Sociology at the crossroads, London 1963 (trad, it.: Cittadinanza e classe sociale, Torino, 1976); The development of welfare states in Europe and America, a cura di P. Flora e A. J. Heidenhei-mer, New Brunswick, 1981 (trad, it.: Lo sviluppo del «welfare state» in Europa e in America, a cura di P. Flora e A. J. Heidenheimer, Bologna, 1983, specialmente i capp. I e II); S. Rokkan, Citizens. Elections. Parties, Oslo, 1970 (trad, it.: Cittadini. Elezioni. Partiti, Bologna, 1982, specialmente le parti I-IV). 14. TG, p. 66. 15. Ivi, p. 70.