CHATEAUBRIAND E IL PROBLEMA DELLA STORIA 217 perché nel De l’Allemagne aveva osato celebrare le virtù dell’entusiasmo. Ma questa dura lotta a colpi di penna e di censura sarebbe poco comprensibile se non si considerasse, sulla scorta di Tocqueville, che «la letteratura era diventata la sola arma con cui i vecchi nemici politici potessero ancora combattersi e colpirsi, così che il movimento letterario sopravvissuto alla libertà, non nasceva dal fatto che le passioni politiche erano spente, ma dal fatto che esse vivevano ancora un poco e assumevano questa forma»28. Anche per questo, cioè a causa del valore eminentemente politico assunto in quegli anni dall’opera intellettuale, si assistette ad un improvviso ma generale ritorno agli studi. Si è molto discusso, in tempi passati, circa il momento in cui Chateaubriand avrebbe effettivamente deciso di compiere tale passo. Una lettera all’amico Clausel de Cous-sergues, recentemente ritrovata, viene a risolvere la questione confermando l’ipotesi formulata a suo tempo da Albert Dollinger: la decisione datava davvero dai tempi dei Martyrs se nell’agosto del 1809 Chateaubriand già rifletteva sulle difficoltà dell ambizioso progetto: «Non ho ancora fissato l’oggetto del mio grande lavoro storico. Fon-[tanes] vuole sempre che sia la storia di Francia. Non appena avrò terminato le note dei Martyrs e messo in bella il manoscritto dell Itinéraire, mi fisserò su qualche soggetto. Il mio imbarazzo è di come vivere durante il tempo di questo lavoro che sarà almeno da 10 a 15 anni. Sono molto tentato di passare in America»29. Fu dunque in un clima particolarmente teso e carico di molte incertezze che Chateaubriand maturò la decisione di passare ai servigi di Clio. Da allora, e per tutti gli anni della Restaurazione, la sua principale occupazione intellettuale fu quella di realizzare un progetto dal taglio decisamente innovativo: una «storia di Francia» di grande respiro. Una storia, cioè, per riprendere le sue stesse parole, che abbracciasse «la catena degli avvenimenti politici, civili e militari, la pubblicazione delle nuove leggi, l’ordine e il principio delle finanze, 28 Da: A. de Tocqueville, L’antico regime e la rivoluzione, ediz. it. a cura di C. Vivami, Torino, Einaudi, 1989, p. 585: è un passo tratto dalle carte interminate sul Consolato e l’Impero. 29 Nonostante un incendio nel 1860 e le minuziose ricerche condotte a suo tempo dall’abate Pailhès, sono state recentemente rinvenute, nel castello dei Coussergues, venti lettere che abbracciano i quaranta anni di amicizia tra Chateaubriand e Clausel de Coussergues. Si veda P. Riberette, Chateaubriand et Clausel de Coussergues. Un dossier de lettres inédites, «Bullettin de la Société Chateaubriand», n. 36, 1993.