POLITICA ESTERA ITALIANA NEL SECONDO DOPOGUERRA
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    In tal senso, la politica estera italiana si collocava su un crinale piuttosto aguzzo. Percepire la differenza di sfumature appariva difficile ai nostalgici della tradizione coloniale, e veder sorgere un anticolonialismo italiano faceva temere che l’Italia si allontanasse dai principi atlantici avvicinandosi al neutralismo di ispirazione socialcomunista, il che irritava una buona parte del mondo politico italiano, che aveva già scordato, all’inizio degli anni Cinquanta, le precedenti diffidenze antiamericane.
    E,      questo, il terreno sul quale si sviluppò la seconda fase che, certo sacrificando in un contesto sintetico la ricchezza degli accenti analitici, si può ora porre al centro dell’attenzione. Un arco di tempo che corre dal 1953 al 1956. Anche a questo proposito i primi brandelli di storiografia e la memoria dei protagonisti hanno tracciato alcuni luoghi comuni, che certa deteriore pubblicistica5 ha corroborato. Il triennio è dominato dalla presenza a Roma, come ambasciatore degli Stati Uniti, di un personaggio per molti aspetti singolare, la signora Clare Boothe Luce, moglie di Henry Luce, magnate dell’editoria e influentissimo alleato di Eisenhower durante la campagna elettorale che quest’ultimo aveva vinto nel novembre 1952. Mrs. Luce era stata premiata dell’appoggio che ella stessa e suo marito avevano dato alla causa del Partito repubblicano (che ritornava al potere dopo la sconfitta del 1932) con la nomina ad ambasciatore a Roma. Poche critiche sono state risparmiate all’operato di Mrs. Luce in Italia e del resto la scrittrice e commediografa, di un certo valore, che aveva scelto di dedicarsi un po’ dilettantescamente alla diplomazia, non fece molto per attutire la portata di tali critiche e per predisporre una storiografia agiografica. Cattolica fervente, anticomunista viscerale, la signora Luce subordinava le sue scelte politiche a questi due sentimenti. In Italia i suoi interlocutori furono preferibilmente gli esponenti della destra politica ed economica e la sua azione fu tutta costruita sullo sforzo per evitare che il PCI allargasse la sua influenza nel paese. Si tratta di cose abbastanza risapute e molto amplificate, sulle quali vale però la pena di ritornare per aggiustare il tiro. Senza rimettere in discussione i giudizi tradizionali e dunque senza trasformare Mrs. Luce in una sorta di eroina positiva, vale la pena di mettere in luce alcuni elementi della sua attività che nessuno aveva prima considerato e che contribuiscono a modificare in maniera sostanziale il giudizio sull’impegno diplomatico della scrittrice americana. Il carat-
    5     Un esempio caratteristico: R. Faenza-M. Fini, Gli Americani in Italia, Milano, Feltrinelli, 1976.