380 DANIELE CHECCHI sui differenziali dei tassi di interesse reali (Frankel, 1979, Bough-ton, 1987): esso ha la proprietà di mostrare una dinamica «keyne-siana» di breve periodo ed una configurazione di lungo periodo non in contraddizione con una determinazione «classica» basata sulla parità dei poteri d’acquisto delle monete. La sua performance nella verifica empirica è superiore a quella di numerosi altri modelli. Sotto l’ipotesi di aggiustamento «lento» dei prezzi (sluggishness che per ora prendo come assunzione, ma che giustificherò nel paragrafo seguente), il tasso di cambio viene assunto come rispondente alla deviazione dalla parità dei tassi di interesse reali, interpretata come una sorta di equilibrio di lungo periodo. Infatti «... long run equality between nominai interest differential and thè expected inflation differential follows from interest rate parity (equality between thè interest differential and thè expected dipre-ciation) and long run relative purchasing power parity (equality between depreciation and thè inflation differential)»11. In questo modo un aumento temporaneo del tasso di interesse reale sui titoli esteri richiama un afflusso di capitali e induce una svalutazione della valuta nazionale al di sotto del suo valore di equilibrio. L’aumentata domanda di titoli esteri indurrà un riaggiustamento dei portafogli ed un conseguente rialzo verso l’alto (di natura stabilizzante) dei tassi di interesse (sia internamente che all’estero). Trascurando anche in questa sede l’esistenza di potenziali premi al rischio, l’aspetto rilevante di questa analisi per i miei fini è quello per cui le variazioni effettive del cambio ed il riaggiustamento dei portafogli inducono una tendenza alla convergenza nei tassi di rendimento reale sulle attività sicure nei diversi paesi, fenomeno che trova riscontro anche nell’evidenza empirica dopo il 1980 (Micossi-Padoa Schioppa, 1984; Frankel, 1987; Checchi, 1988). Avendo detto tutto ciò, la variazione effettiva del tasso di cambio nel modello viene data da (8) È/E = p[(Rb*-Rb) —(tt —**)] con almeno un equilibrio eqE(Bs, Ks, Ms, Fs) tale che: RB*(eqE) —7r* = RB(eqE) —t:12. 11. (Frankel, 1979, p. 612, nota). 12. Il premio al rischio potrebbe essere introdotto senza alterare la natura della argomentazione, e modificano chiaramente il valore di equilibrio. Il valore