374 DANIELE CHECCHI 2. I problemi aperti. In un lavoro di natura empirica (Checchi 1988) ho sviluppato una rassegna della letteratura esistente sulla trasmissione internazionale dei cicli economici negli ultimi vent’anni, offrendo anche ulteriore evidenza empirica sulla accresciuta sincronizzazione delle fluttuazioni nazionali dopo il 1973. In tale letteratura si possono evidenziare almeno tre gruppi di spiegazioni dell’avvenuto aumento del grado di co-movimento: 1) una temporanea sincronizzazione dovuta a shock di natura esogena e/o a risposte non coordinate sul piano delle politiche economiche nazionali; 2) una sincronizzazione più persistente legata al passaggio al sistema dei cambi fluttuanti, insieme ad una accresciuta sostituibilità tra le attività finanziarie dei diversi paesi; 3) una sincronizzazione che si accresce lentamente a causa delle trasformazioni strutturali nei mercati delle materie prime. L’evidenza aggiuntiva prodotta in Checchi 1988 si basa principalmente sull’applicazione dell’analisi delle componenti principali per alcune variabili dei principali 7 paesi dell’OECD. Da essa si evince che la combinazione delle variabili nazionali favorevole alla crescita ecónomica così come sperimentata negli anni ’60 sia mutata: se un’inflazione strisciante di prezzi e salari favoriva i processi di crescita in quegli anni (grazie al riflesso positivo sui consumi di massa e alla riduzione del costo reale dell’indebitamento pubblico), questi stessi fattori sembrano divenire un’ostacolo nella seconda metà degli anni ’70, forse anche a causa dell’apparire di politiche restrittive e del rialzo dei tassi reali di interesse. Quest’ultimo fattore sembra giocare un ruolo cruciale sotto questo aspetto2: negli anni ’60, quando operava una «regolazione» di tipo keynesiano-fordistico, il tasso reale di interesse era negativamente associato alla crescita dell’ output, alle decisioni di investimento e ai tassi di profitto (quasi che esistesse una sorta di alternativa tra investimento reale e finanziario), mentre risultava pressoché insensibile alle politiche monetarie. Viceversa, negli anni ’80 esso si associa positivamente sia alle variabili della crescita che alle politiche di tipo recessivo. La spiegazione che ho tentato di offrire in quella sede sosteneva che quando gli aspetti monetari di un sistema economico divengo- 2. Si veda la tab. 9 in Checchi, 1988.