52 DANIELE FIORENTINO La posizione di molti negli Stati Uniti, tra giornalisti, intellettuali e uomini politici era decisamente diversa. C'era chi vedeva nei risultati del conflitto un positivo segno della futura indipendenza e unità d'Italia, e chi temeva fortemente per le sorti della Chiesa e del Papa stesso. Le manifestazioni dei cattolici in diverse città nord-americane si contrapponevano con regolarità a quelle dei sostenitori dell'indipendenza. L'arcivescovo di New York John Hughes si scagliava con veemenza, come aveva fatto nel 1848 ai tempi della Repubblica Romana, contro i miscredenti che mettevano in discussione il potere temporale della Chiesa.37 Nel gennaio del 1860, in diverse città si tennero raduni politico-religiosi per dimostrare sostegno al Papa, ma in generale le manifestazioni in supporto di chi combatteva in Italia contro i poteri reazionari raccoglievano ben altri numeri e consenso.38 Daniel comunque non era troppo lontano dal vero, anche se le sue parole potevano apparire offensive. Fino al 1859, come si è detto, non solo la casa regnante sabauda non era stata capace di pensare in termini nazionali, ma nemmeno molti degli uomini politici che guidavano il Regno di Sardegna, compreso lo stesso Cavour, ponevano in primo piano la causa nazionale.39 Il processo di unificazione si era così finalmente avviato sotto la guida del Regno di Sardegna come aveva preconizzato dieci anni prima Nathaniel Niles.40 Ma non tutti i rappresentanti degli Stati Uniti in Italia vedevano positivamente il processo unitario. Uno dei consoli più conservatori, il rappresentante a Livorno Joseph A. Binda, un italiano che aveva abitato a lungo negli Stati Uniti, manifestò apertamente la sua speranza di rivedere presto sul trono l'arciduca Leopoldo II, proprio a ridosso della nomina del governo provvisorio Ricasoli all'indomani del primo referendum sull'annessione al Piemonte.41 Il ministro degli Affari esteri del governo provvisorio della Toscana, Cosimo Ridolfi, fece ritirare immediatamente il riconoscimento a Binda, anche se secondo la testimonianza di alcuni diplomatici il console non aveva pronunciato in loro presenza alcuna frase offensiva nei confronti del governo, come sostenuto da Ridolfi e dallo chargé del Regno di Sardegna a Washington Giuseppe Bertinatti.42 Binda d'al- 37 H.R. Marraro, American opinion cit., pp. 259-260. 38 Si veda M. Sanfilippo, L'affermazione del cattolicesimo nel Nord America. Elite, emigranti e chiesa cattolica negli Stati Uniti e in Canada, 1750-1920, Viterbo, Sette Città, 2003. 39 F. Mazzonis, La monarchia cit., pp. 36-37. 40 Vedi supra, p. 41. 41 H.R. Marraro, American opinion cit., pp. 259-260. 42 John M. Daniel a Lewis Cass, Turin, October 18, 1859, pp. 325-327; Lewis Cass a John M. Daniel, Washington, November 19, 1859, p. 327; John M. Daniel a Lewis Cass, Turin, December 9, 1859, pp. 332-335, in Diplomatici statunitensi III cit.