RILEGGENDO EINAUDI E CROCE 191 stito il lessico politico, giuridico ed economico, ci sembra ancora interessante riflettere sul problematico rapporto tra liberismo e liberalismo, proprio muovendo da una rilettura del dibattito tra Einaudi e Croce. Più esattamente, scopo precipuo di questo saggio non è una ricostruzione storiografica o filologica del problema, bensì un tentativo di interrogare quel dibattito ponendo la questione, almeno in un primo momento, in termini categoriali (o concettuali). In altre parole, a che cosa si pensa quando si pensa a ciò che del liberalismo è l'economico, l'etico, il giuridico e/o il politico? Cosa si sta difendendo quando si sostiene l'unità e/o la distinzione (spesso intesa secondo un rapporto gerarchico di superiorità-inferiorità) e/o la separazione tra liberalismo e liberismo? Ancora una volta, qual è la posta in gioco? Ciò che tenteremo di sostenere è che nel dibattito siano in gioco visioni dell'uomo e della libertà, e che senza porre quella che potremmo chiamare la questione antropologica, risulta difficile intendere le diatribe e le incomprensioni che questo dibattito continua ancora ad alimentare. Riuscire a dimostrare che l'economico, l'etico, il giuridico e il politico vengono pensati proprio muovendo da una visione dell'uomo, se per un verso ci sembra un primo passo verso una possibile chiarificazione, d'altro canto ci permetterà di mostrare che la domanda «qual è il rapporto tra liberismo e liberalismo?» è una domanda mal posta. Questa chiarificazione è però, appunto, solo un primo passo, poiché insistere sulla 'visione' in quanto Weltan-scbauung è già tentare di andare oltre il modo di porre il problema in termini esclusivamente categoriali.6 in Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1978, voi. Ili, p. 987. Vedremo che il liberalismo di Croce non coincide con il liberalismo politico. 6 A ben vedere i due pensatori non si stavano interrogando solo sul significato e il peso da attribuire al liberismo e al liberalismo. Nel dibattito erano destinate ad affiorare questioni filosofiche di non poco conto, che finivano spesso con il sovrapporsi senza essere chiaramente distinte: il rapporto tra mezzi e fini; fatti e valori; essere e dover essere; descrizione e prescrizione; il problema della natura delle ipotesi o premesse del ragionamento scientifico; il rapporto tra astratto e concreto; ragione e passione; teoria e storia; il problema dello statuto epistemologico della scienza (economica) in quanto 'sapere'; il problema della concezione della storia, del tempo e del divenire; il problema del giudizio storico, del giudizio morale e la loro relazione; il nesso tra trascendenza e immanenza; il problema del 'vitale'; il problema della concezione della libertà e del suo rapporto con la legge; e infine il problema, che taglia trasversalmente molte delle questioni summenzionate, della concezione del Soggetto moderno. Si tratta, evidentemente, di problemi enormi che, se per un verso indicano perché, a nostro avviso, il dibattito Einaudi-Croce è ancora attuale, d'altra parte non possono certo essere risolti in questa sede; ciononostante, bisogna sin d'ora tener desta l'attenzione su di essi. Innanzitutto, la loro portata ci obbliga a non liquidare il dibattito semplicemente prendendo parte per uno dei due contendenti. Da questo punto di vista, la tesi più equilibrata ci sembra quella secondo cui, sotto certi aspetti, avevano ragione entrambi (R. Faucci, L'economia politica in Italia. Dal cinquecento ai nostri giorni, Torino, Utet, 2000, p. 425 n); o quella di chi ha sostenuto che le posizioni di Einaudi e Croce rin- 16