campo. La connotazione «metapolitica» e culturale che il Movimento Comunità aveva mantenuto dalle sue origini non ne aveva diffuso un insediamento locale se non in alcuni casi, oltre al Canavese (e la Basilicata era forse un'eccezione per l'estensione regionale della presenza comunitaria); e ne era stata ostacolata proprio la diffusione di quei processi di opinione sui quali il Movimento avrebbe potuto contare, e che comunque hanno bisogno - oltre che di «idee-forza» -anche di una concreta visibilità rappresentativa nella pratica quotidiana locale, e nel dibattito sui temi specifici dalle varie realtà. La défaillance sul piano dell'opinione aveva impedito quell'effetto moltiplicatore che avrebbe incentivato la presenza elettorale anche là dove il raggiunto radicamento sociale e politico avevano prodotto risultati positivi in termini di voti. Olivetti si era dimostrato un leader politico, sia nella intuizione strategica di entrare direttamente in campo individuando il nodo della crisi italiana e gli spazi che si aprivano, sia nella pratica della presenza pubblica; e la campagna elettorale in Lucania lo aveva dimostrato. Ma la troppo lunga attesa negli esiti della unificazione socialista aveva segnato il tentativo del Movimento Comunità di un troppo marcato e affrettato impulso occasionale, «elettorale». Anche su questo piano era reso più difficile il consenso d'opinione, per maturare il quale - comunque - sarebbe occorso un periodo più lungo. Proprio il carattere intrinseco alla proposta comunitaria aveva bisogno di lunga preparazione e «allenamento» del personale dirigente e rappresentativo, nel quale avrebbero dovuto fondersi le qualità di competenza con quelle «abilità» politiche o anche soltanto amministrative necessarie per essere attivi con «pari dignità» e strumenti operativi nella realtà sociale e politica, locale o a più ampia scala. Una condizione questa alla quale tutta l'«intellettualità» italiana era costituzionalmente aliena. E poiché le scelte dei collaboratori, da parte di Adriano Olivetti, erano state ispirate in funzione «metapolitica», questi stessi collaboratori si trovarono «spiazzati» di fronte alle necessità create da una decisione di entrare in una lotta duramente politica. Ma, visto in particolare dall'osservatorio lucano, dove i risultati non erano stati soddisfacenti (il 2,3%) l'esito delle elezioni appariva come conseguenza anche soprattutto dei cambiamenti sociali e del rapporto fra questi cambiamenti e le scelte dei partiti, la congiuntura e le politiche economiche (il «modello di sviluppo»), È stato osservato più volte che un rapporto di causazione circolare fra i processi di inurbamento e l'allargamento dei consumi privati e familiari, effetti e 145