sto l’aspetto che apparentemente meglio di tutti gli altri definisce il ruolo giocato dalla casa editrice nella cultura italiana dal dopoguerra, qualificandone e delineandone al contempo idee, ideali, programmi e finalità. Quello che si è cercato di mettere in evidenza lungo questo lavoro è esattamente la natura ambivalente, o multifunzionale, delle Edizioni di Comunità. Una caratteristica che si organizza nei modi che abbiamo descritto e che conferisce alla casa editrice una complessità virtuosa rispetto ai programmi di riforma a cui lavora, spesso sottaciuta nel riconoscerne i reali meriti. Alla porzione della storia delle Edizioni di Comunità in cui questa si lega all’azione di Adriano Olivetti, si affianca “un proliferare di nuove piccole case editrici di carattere particolarmente saggistico”20, iniziative nate dal fermento del dopoguerra. Sono diverse, tra queste, quelle che, essendo politicamente impegnate, non trovano fortuna quando si collocano al di fuori dei due blocchi con lo svilupparsi della Guerra Fredda21. Considerazioni che possono essere adottate anche nel valutare l’esperienza delle Edizioni di Comunità. Nell’accettare questa linea interpretativa è tuttavia necessario fare alcune precisazioni sebbene non si intende affrontare qui una complicata disamina politica, che guiderebbe fuori dal solco dell’argomento. Il catalogo della casa editrice così come articolatosi tra il 1946 e il 1960, ugualmente alla sua attività nelle diverse ramificazioni che la identificano, dimostra che l’azione portata avanti delle Edizioni di Comunità non può essere ridotta alla sola funzione di strumento al servizio di un’iniziativa politica che in qualche modo certamente esprime. Per alcuni versi il 20 N. Tranfaglia e A. Vittoria, Storia degli editori..., cit, p. 443. 21 Ibidem. 150