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VENERDÌ 31 MARZO 1967
naria il proletariato industriale, i contadini e gli intellettuali disposti a mettersi sul terreno della lotta di classe sulla base delle insufficienze dello sviluppo capitalistico. Gramsci nel periodo in cui poté agire politicamente lavorò a raccogliere in Italia, fondandosi su un analisi attenta della storia nazionale, le forze che consentissero di potenziare una strategia a carattere internazionale con finalità di eversione del sistema economico e politico capitalistici e di fondazione di un sistema socialista. Questa strategia, queste finalità non hanno avuto compimento in Italia allora, perché le forze dei comunisti risultarono insufficienti, né potrebbero essere conseguite oggi che i comunisti si muovono in una prospettiva diversa. Il che non esclude che i risultati della riflessione gramsciana sulla questione meridionale non abbiano operato profondamente a partire dal secondo dopoguerra sull’azione di comunisti e non comunisti,^ ma, è indubbio, in un contesto troppo differente da quello in cui opero il Gramsci dirigente politico.                                          .
      A questo punto, è necessario porsi una questione preliminare per poter proseguire: che cosa è essenziale nell’analisi gramsciana? Per me l’essenziale è la ricerca dei mezzi politici per stringere in alleanza rivoluzionaria gli sfruttati italiani nel più ampio quadro di una situazione mondiale che vedeva, come vede oggi, il capitalismo incapace di risolvere il problema del sottosviluppo, di cui la questione meridionale era un aspetto particolare e geograficamente limitato. Il tema gramsciano di derivazione leninista dell’alleanza fra città e campagna è un tema che su scala mondiale conserva una scottante attualità. Il mondo delle città non sta ponendo in modo alcuno le premesse per un superamento dei problemi del sottosviluppo né in Asia, né in Africa, né nell America Latina; anzi il divario fra paesi sviluppati e paesi che tali non sono va ancora approfondendosi. In altre parti del mondo si cercano oggi le vie dell’alleanza fra operai, contadini e intellettuali al fine di poter impedire che lo sviluppo delle città soffochi le campagne. Se ciò che dico è corretto, le affermazioni relative all’inattualità del pensiero gramsciano vanno riviste, andando oltre le vicende del solo sviluppo economico italiano e situando Gramsci nel problema storico della prassi rivoluzionaria mondiale.
      Per quanto riguarda la situazione italiana, non si può non vedere l’elemento essenziale, e cioè che, in seguito alla dissoluzione della vecchia struttura agraria nel Mezzogiorno e allo sviluppo capitalistico italiano, l’avvenire del Sud è saldo nelle mani dei grandi gruppi industriali e finanziari. Anche il Mezzogiorno, sia pure con tutte le lentezze, sta entrando a far parte del mondo delle città. Certo queste lentezze sono molte, e rispecchiano il fatto che la politica di trasformazione del Sud è avve-