Questi saggi più che da un’unità interpretativa sono tenuti insieme da un nucleo tematico comune, lo stesso che da alcuni anni e al centro del dibattito storiografico tra gli americanisti, di provenienza e orientamento diversi, dentro e fuori dell’America Latina. E cioè, per fare alcuni esempi che corrispondono agli argomenti affrontati in questo libro: la determinazione della natura del sottosviluppo in rapporto allo sviluppo capitalistico; la verifica dell’adeguatezza del concetto di imperialismo compiuta attraverso l’analisi degli effetti degli investimenti di capitale, degli « aiuti » ai paesi arretrati, della politica di assistenza militare, culturale, ecc., il riesame di esperienze classiche come la riforma agraria messicana, la formazione di un pensatore marxista come J. Mariategui o l evoluzione di un partito come VAPRA; il significato storico e le conseguenze sul terreno politico della resistenza opposta alla politica di « modernizzazione » da settori tradizionali e dall’esplosione del fenomeno della marginalità all’interno delle stesse aree urbane investite dallo sviluppo industriale; il ruolo dello Stato (e le sue modificazioni istituzionali) nel processo di industrializzazione; il ricorso alla lotta armata, nelle zone rurali e in quelle urbane, considerata come strumento di risoluzione dei contrasti sociali da parte di alcune frazioni della classe media; l’emergere di un’élite militare di tipo nasseriano ecc. Il quadro che mi sembra delinearsi da questi saggi, di segno cosi diverso in qualche caso, è quello di un continente in cui il sistema di potere consacrato dal vecchio ordine coloniale si rompe e insieme convive con un assetto istituzionale, un equilibrio politico ed una struttura economico-sociale prodotti dalla diversa dislocazione delle vecchie classi dirigenti locali (la cosiddetta borghesia nazionale), dall’intervento — in forme diverse da quelle tradizionali — del grande capitale internazionale (nord-