24 LUIGI EINAUDI - BENEDETTO CROCE che il nuovo Capo dello Stato possa riprendere un simile disegno. «Non ho mai provato viva soddisfazione», egli scrive, «per le onorificenze che mi sono state conferite, perché la sola seria soddisfazione mi viene dal lavoro che compio, quando mi pare che riesca bene». Irremovibile nel ricusare con forti argomentazioni rimase anche l'anno seguente, quando Einaudi rilanciò la proposta quale omaggio unanime della nazione nei confronti di un uomo che era «la espressione più alta del pensiero contemporaneo». La lettera crociana del 29 luglio è splendido esempio di austero disinteresse e del rifiuto di qualunque vanità53. Sin dal '46 Einaudi aveva preso l'abitudine di inviare all'amico fervidi voti alla data del 23 febbraio, ricorrenza del suo compleanno. In quella prima occasione, cadendo la scadenza dell'ottantennio, salutò in lui il «maestro del rinnovato liberalismo»; reiterò poi il ricordo nel '49, nel '50, nel '51 (con «affettuose felicitazioni» per l'ottantacinquesimo anniversario) e nel '52, rinnovando gli auguri per l'ottantaseiesimo «con l'antico ammirato affetto»54. Quella volta Croce rispose, ringraziando per il «pensiero affettuoso» e riandando con la mente al loro primo incontro di tanti e tanti anni prima, quando Emanuele Sella l'aveva condotto a conoscere Einaudi nel suo ufficio d'un giornale, che gli pareva di ricordare non fosse ancora «La Stampa» (sarà stata la «Riforma sociale»?): era trascorso da quel giorno «quasi un mezzo secolo di amicizia costante»55. Quello fu come un ultimo addio: non ci furono altre ricorrenze, perché Croce si spense il 20 novembre di quell'anno. Nel primo anniversario del trapasso, Einaudi telegrafò alla vedova Adele Rossi: «mi inchino con profonda tristezza alla memoria dell'uomo insigne e dell'indimenticabile amico»56. L'incontro fra due eminenti uomini di scienza, cementato dal profondo rispetto intellettuale, dalla comune militanza politica, dalla fede nella libertà, si era via via arricchito attraverso i personali contatti, la conoscenza delle famiglie, le residenze estive piemontesi, una familiarità contenuta e austera. Da ultimo, accanto alla profonda stima reciproca di sempre, era germogliato un autentico affetto, che tutti i sentimenti finì per assorbire e fondere nel segno alto e limpido di un'amicizia vera. Luigi Firpo 53. Lett. 119 (18 maggio 1948); lett. 123-124 (25 e 29 luclio 1949). Nella lett. 121 Croce ricorda una brutta caduta fatta a Pollone sul finire d'agosto del '48, dalla quale si era efficacemente ripreso, ma «impigrito quanto al muovermi e viaggiare». 54. Lett. 98, 122, 127-128, 135, 140. 55. Lett. 141 (28 febbraio 1952). Emanuele Sella (1879-1946), economista. 56. Lett. 150 (23 novembre 1953).