21. CONTRO LA PROPORZIONALE una lista? È forse egli una «persona» atta a pensare e deliberare in modo autonomo? No. Egli è stato votato perché iscritto in una lista. Talvolta gli elettori non scrivono neppure il suo nome; e sono invitati a votare per la lista bianca o verde o rossa o gialla. Se egli, bianco, alla Camera vota coi verdi, è un traditore e sarà espulso. Moltiplicando i partiti, ed asservendoli ai comitati, la proporzionale favorisce le dittature ed i colpi di mano. Col sistema della maggioranza nel piccolo collegio, ogni partito ha la speranza di diventare in avvenire maggioranza seguendo le vie legali della persuasione degli incerti. Ma quale mai speranza può avere una minoranza di... - chiamiamoli divorzisti od antivac-cinisti per non designare in modo particolare questo o quel partito o tendenza od opinione - quale speranza, dico, possono avere i divorzisti o gli antivaccinisti di diventare maggioranza? Nessuna. La proporzione dà ad ogni partito o gruppo tanti rappresentanti quanti sono gli elettori aderenti a quel credo. Quale probabilità ha il divorzista di far proseliti tra, gli antivaccinisti e di diventare così maggioranza? Nessuna: il divorzista resta tale e l’antivaccinista pure. Perché dovrebbe accedere all’opinione altrui? Altro rimedio non resta, per conquistare la maggioranza, se non ricorrere all’antico accettato e lodato metodo dello spaccare le teste degli avversari, invece di contarle, come è usanza delle contrade civili. Se in questa materia le statistiche valessero qualcosa, varrebbe la pena di fare il conto dei paesi governati dopo il 1918 da costituzioni perfettissime elaborate da costituenti sapientissime e naturalmente retti da parlamenti eletti a norma delle più raffinate regole proporzionalistiche. Si vedrebbe che nei paesi i quali dimenticarono l’aurea massima secondo cui le sole costituzioni vitali sono quelle che o non furono mai scritte, come quella britannica o se in tempi oramai remoti (1787, 1830, 1848 ecc.) furono scritte, i costumi e gli emendamenti ne cambiarono la faccia in modo da renderle di fatto una cosa tutta diversa da quella originaria; si vedrebbe che quasi sempre le assemblee proporzionalistiche andarono a finire nella dittatura. Uno scrittore americano fece quel conto; ed essendogli venuto fuori il bel risultato che dopo il 1919 la proporzione finì bene in stati abitati da 40 milioni di abitanti e finì male, ossia la dittatura, in assai più stati, popolosi di ben 200 milioni, concluse, che la proporzionale è il vero cavallo di Troia con cui i regimi autoritari riescono a penetrare nelle fortezze democratiche. Insigne fra i casi di tradimento della proporzionale fu quello italiano, dove nessun governo duraturo potè reggere dopo il 1918.5 5 In verità nei 58 anni intercorrenti tra l’Unità e l’approvazione della legge elettorale pro- — 135 —