UMBERTO MORELLI sapevoli che la loro vita medesima, che il loro perfezionamento sarebbe impossibile se essi non fossero pronti a prestarsi l’un 1 altro servigio». Il concetto di crisi dello stato sovrano permette a Einaudi di elaborare un’interpretazione originale della prima guerra mondiale e, più in generale, delle cause che scatenano i conflitti. L’interdipendenza economica è in contraddizione con l’esistenza di stati sovrani chiusi. Se non si percorre la via dell’unificazione consensuale, non rimane che conquistare lo spazio vitale con la forza. La prima guerra mondiale risulta così il tentativo di unificare l’Europa con la violenza, cioè la risposta errata, appunto perché violenta, alla crisi dello stato sovrano, cioè all’esigenza di integrare i mercati. Conclusa la guerra, non si tratta più di ristabilire un precario equilibrio dopo l’ennesimo tentativo egemonico, ma di rispondere in maniera storicamente adeguata alla crisi degli stati sovrani, realizzando consensualmente la federazione europea. All’unione imposta con le armi va contrapposta 1 unione concordemente accettata di paesi liberi. Partendo da questa impostazione, Einaudi conclude che la vera causa delle guerre è la sovranità assoluta dello stato; solo la federazione, cioè la costruzione di un potere statale superiore, garantisce la pace. Il pacifismo di Einaudi si inserisce quindi nel filone del pacifismo giuridico, risalente a Kant. . Un ulteriore contributo einaudiano al tema dell unità europea elaborato in questo periodo riguarda la critica alla Società delle Nazioni e 1 impiego, a tale proposito, della distinzione rigorosa tra federazione (intesa come limitazione della sovranità degli stati che si federano e costruzione di un nuovo stato cui viene trasferita parte della sovranità degli stati federati) e confederazione (concepita come cooperazione intergovernativa fra paesi che rimangono sovrani e non delegano parte dei loro poteri agli organi comuni). Fra lo stupore e la riprovazione generale (Junius sarà aspramente criticato per questa presa di posizione), Einaudi pubblica un articolo all i-nizio del 1918, ancora durante il conflitto, in cui definisce la Società delle Nazioni un puro nome, il nulla, capace addirittura di aumentare le ragioni di guerra. Alla debole e incapace Società ginevrina Einaudi contrappone 3 3 cfr Junius II dogma della sovranità e l’idea della Società delle Nazioni, «Corriere della sera» a 43 n. 362, 28 dicembre 1918, p. 2; risi, in L. Einaudi, La guerra e l’unità europea, in-trod ’di G. Vigo, Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 32-33. Le ragioni per cui Einaudi usa lo pseudonimo Tunius per siglare alcuni scritti politici sono chiarite in un articolo del 1944 (Precisazioni, «L’Italia e il secondo Risorgimento», a. 1, n. 22, 23 settembre 1944, p. 2), in cui precisa che Junius era lo pseudonimo usato da una misteriosa personalità per attaccare i potenti con grande vivacità di stile in una serie di lettere pubblicate a Londra dal 1769 al 1772 (cfr. U. Morelli, Contro il mito dello Stato sovrano cit., pp. 29-30). — 78 —