SERGIO PISTONE la possibilità oggettiva - a causa delle caratteristiche liberali degli Stati Uniti e della non completa perdita di autonomia da parte degli stati dell’Europa occidentale - di dare avvio alla costruzione dell’unità europea. Se si fosse proceduto rapidamente e a fondo in questa impresa (che gli USA favorivano in quanto fattore di rafforzamento del loro blocco), l’Europa occidentale avrebbe ben presto recuperato l’autonomia perduta, instaurando un rapporto di partnership fra eguali con gli USA, e avrebbe potuto contribuire in modo decisivo a uno sviluppo in direzione della distensione e del superamento dei blocchi e, quindi, della possibilità dell’unificazione dell’Europa fino ai confini dell’URSS, come premessa della futura unificazione dell’umanità. In caso contrario, il protettorato americano sull’Europa occidentale si sarebbe trasformato in una duratura sistemazione imperiale e l’irrigidimento dei blocchi avrebbe creato le premesse di una terza guerra mondiale.24 Su queste basi Spinelli riprese in mano le redini del MFE25 e lo rese in grado di intervenire in modo molto efficace nello sviluppo del processo di integrazione sulla base di un chiaro disegno strategico. In termini generali, 24 Già durante la guerra Spinelli (e in ciò fu molto importante l’influenza di Ernesto Rossi) si era convinto che per l’avvio dell’unificazione europea sarebbe stato decisivo l’appoggio delle grandi potenze liberaldemocratiche, cioè della Gran Bretagna (che nel 1940 aveva proposto l’unificazione alla Francia - cfr. A. Bosco, Federai Union and thè origins ofthe «Churchillproposai». The federalist dehate in thè United Kingdom from Munich to thè fall o/France. 1938-1940, Lon-don-New York, Lothian Foundation Press, 1992 - ma che poi nel dopoguerra avrebbe deluso le aspettative dei federalisti) e degli USA. Mentre Eugenio Colomi sperava che l’URSS, rinnovata dalla partecipazione alla grande alleanza antifascista, avrebbe favorito l’unificazione europea. Si veda la lettera che Spinelli e Rossi scrissero da Ventotene a Carlo Sforza nel dicembre 1942 (riprodotta in C. Sforza, O Federazione europea o nuove guerre, Firenze, La Nuova Italia, 1948) e, sulla discussione fra Spinelli e Colomi, A. Spinelli, Machiavelli nel XX secolo cit. Su Sforza si veda S. Pistone, Carlo Sforza e l’unità europea, in Diplomazia e storia delle relazioni internazionali. Studi in onore di Enrico Serra, a cura di A. Migliazza e E. Deeleva, Milano, Giuffrè, 1991. Si può notare a questo punto che la validità della scelta di cominciare in Occidente ha trovato una chiara conferma storica nel fatto che i socialisti prima e i comunisti poi hanno accettato questa scelta e che, con la fine del blocco sovietico (a cui ha contribuito in modo decisivo anche il processo di integrazione europea nonostante la sua incompletezza - rimando in proposito ai miei scritti, La politica di sicurezza dell’Unione europea, in I rapporti verso l’esterno della Comunità dopo il 1992, a cura di A. Papisca e D. Velo, Bari, Cacucci, 1993, e II ruolo internazionale dell’Europa, la società cosmopolitica e la pace, «Piemonteuropa», XXII, 1-2,1997), si è avviato il processo di allargamento dell’Unione europea all’Europa centro-orientale. 25 Dopo il congresso di Montreux si svolse all’interno del MFE (che era la sezione italiana dell’UEF) una battaglia fra uno schieramento, guidato da Giacomo Devoto, contrario alla scelta dell’unificazione europeo-occidentale, e uno schieramento, guidato da Spinelli e Rossi, favorevole a tale scelta. Il secondo schieramento prevalse nel congresso di Milano del MFE del febbraio 1948, dopodiché Devoto abbandonò la militanza nel MFE. Cfr. S. Pistone, La lotta del MFE dalla Resistenza alla caduta della Comunità Europea di Difesa, in I movimenti per l’unità europea. 1945-1954 cit. — 32 —