SERGIO PISTONE — il convergere del successo dell’AUE con la crisi legata alla dissoluzione del blocco sovietico e alla conseguente riunificazione tedesca (che ha spinto la Francia a far progredire verso tappe più avanzate il disegno -che è un motore fondamentale dell’integrazione comunitaria - di sciogliere nel quadro dell’unità europea la questione tedesca)42 ha aperto la strada al Trattato di Maastricht, cioè alla decisione, di rilevanza cruciale, di trasferire la sovranità monetaria a livello europeo. Ci troviamo dunque ora in uno scenario analogo a quello dell’epoca della CED, questa volta con l’esigenza di costruire la moneta europea come fattore trainante, anche se è evidente che il disordine postbipolare pone altresì in modo pressante il problema della difesa europea. In questa situazione il problema - che costituisce la ragion d’essere del MFE - della creazione dello stato federale europeo e della procedura costituente democratica indispensabile per raggiungere questo obiettivo è nuovamente all’ordine del giorno.43 I prossimi anni ci diranno se l’opportunità che andò perduta nel 1954 potrà questa volta chiudersi positivamente. 2.1. Passando ora ad illustrare il posto che occupa, all’interno del contesto generale sopradelineato, il MFE piemontese, è bene partire da alcune informazioni di carattere generale sugli aspetti quantitativi e organizzativi del federalismo piemontese e soprattutto sul suo gruppo dirigente. Occorre premettere che il MFE non è mai stato (e non poteva essere) una organizzazione di massa paragonabile ai partiti e ai sindacati per ragioni strutturali. Anzitutto, la lotta per la Federazione europea non si fonda sulla mobilitazione di interessi economico-sociali concreti e pressanti e con un forte contenuto corporativo come in generale le lotte partitiche e sindacali nel quadro degli stati democratici, e non può neppure fare appello a esigenze con una forte carica emotiva quali quelle relative all’indipendenza nazionale, o a fondamentali diritti civili. Chi aderisce al MFE lo fa non perché persegue vantaggi in termini di potere e interessi economi-co-sociali, bensì perché condivide un ideale essenzialmente e freddamen- trattato di Spinelli all’Atto Unico Europeo. Cronaca di una riforma mancata, prefazione di M. Ferri, Milano, F. Angeli, 1987; J. Delors, Le nouveau concert européen, Paris, Editions Odile Jacob, 1992. 42 Cfr. S. Pistone, Alcune considerazioni sulla riunificazione tedesca e lo sviluppo dell’integrazione europea, «Piemonteuropa», XV, 2-3, 1990; Dalla Comunità all’Unione Europea, a cura di F. Attinà e D. Velo, Bari, Cacucci, 1994. 43 Cfr. P. V. Dastoli, A. Majocchi, R. Santaniello, Prospettiva Europa. Gli appuntamenti dell’Unione fino al Duemila, Bologna, Il Mulino, 1996. 42 —