SERGIO PISTONE d’altra parte contribuire a spingere decisamente il mondo verso una via costruttiva, favorendo il superamento della tensione Est-Ovest e contribuendo con le sue risorse economiche e la sua azione politica alla industrializzazione democratica dei paesi nuovi, offrendo in particolare la associazione paritaria ai popoli emancipati e in corso di emancipazione dell Africa. Ai vantaggi che una unificazione federale dell’Europa comporterebbe il documento contrappone l’inadeguatezza delle politiche integrative attuate dai governi, i quali sono costretti dalla decadenza irreversibile degli stati nazionali a perseguire una qualche forma di unificazione, ma recalcitrano di fronte al problema di un reale trasferimento di sovranità. Di qui la necessità di sostituire il metodo diplomatico di costruzione dell’unità europea con il metodo democratico e, quindi, la conclusione: «Gli intellettuali di Torino che hanno redatto, e quelli che hanno votato questo documento, manifestano la loro protesta perché gli europei sono lasciati nella situazione attuale ad esclusivo vantaggio dei profittatori delle sovranità nazionali, e si uniscono alle avanguardie del popolo europeo che rivendicano il diritto degli europei di decidere da se stessi, democraticamente, con la Costituente, l’organizzazione dell’Europa. Con questo documento e con il loro voto, gli intellettuali di Torino invitano i colleghi d’Europa all’unione con il popolo europeo. La costruzione dell’Europa ha bisogno degli intellettuali: gli Stati Uniti d’Europa non nasceranno, come i vecchi stati nazionali, come il prodotto di antiche e oscure forze della storia, e non ambiranno né all’eternità né all’universalità. Nasceranno come un frutto positivo e limitato della ragione, come un mezzo attuale per contribuire alla sfida posta dal processo storico all’umanità di oggi». Al di là del contenuto, l’importanza di questo documento è legata al valore delle personalità che collaborarono (attivamente, e cioè attraverso numerose riunioni) alla sua redazione. Esse furono: Mario Albertini, Norberto Bobbio, Giulio Cesoni, Gustavo Colonnetti, Paolo Greco, Geno Pampaioni, Piero Pieri, Silvio Romano. Indubbiamente il MFE, se aveva in quel momento rapporti molto difficili con i partiti e la classe politica in generale, aveva una presenza significativa nel mondo della cultura. La terza prestazione piemontese nel quadro della campagna per il CPE che occorre infine ricordare fu l’organizzazione a Torino della prima sessione del CPE. Nel novembre 1957 si svolsero le elezioni primarie per desi- 145 145 Mario Albertini (professore di Scienza politica, e successivamente di Filosofia della politica nell’Università di Pavia, e leader dei federalisti italiani dal 1962 fino alla morte avvenuta nel gennaio 1997) fu l’estensore della bozza su cui lavorò il gruppo di studio. — 72 —