5. LA COMUNE BELLIGERANZA CONTRO L'AUSTRIA
«vassallo e [...] tentacolo» della Russia; ma oramai sembrava preferibile avere per vicini Stati slavi indipendenti piuttosto che l’Austria-Ungheria rinforzata proprio dal crollo della Russia. In conclusione, un accordo con il movimento jugoslavo avrebbe dato all’Italia «molti amici» in America, in Francia e in Inghilterra; sarebbe stato vantaggioso anche per appianare gli attriti italo-greci in senso favorevole all’Italia.203 Alle voci dei rappresentanti a Londra e a Parigi si aggiunse quella dell’inviato straordinario presso il governo serbo a Corfù, conte Carlo Sforza, fatto oggetto di un caloroso incoraggiamento alla conciliazione da parte del suo collega americano.204 Cellere, intanto, aveva seguitato a sollecitare la Consulta. Il 16 dicembre diede notizia di un suo colloquio con il ministro di Serbia a Washington, da lui avvicinato per lamentare gli eccessi della propaganda jugoslava. Il diplomatico serbo non aveva esitato ad ammettere che «una cordiale discussione fra le due parti avrebbe corrisposto al reciproco interesse ed addotto verosimilmente ad un’intesa»; benché a suo avviso questa sarebbe stata più facilmente raggiungibile «se patto di Londra non si fosse firmato [senza consultare la] Serbia».205
    Nel contesto in esame, fa storia a sé l’attività della legazione a Berna che, in stretta collaborazione con l’ex pastore della chiesa congregazionista, ex professore di «Cristianità applicata» e membro del partito socialista, l’americano George Herron, coltivò per qualche mese il progetto di imprimere una svolta alla politica adriatica della Consulta non solo per conquistare l’amicizia degli Stati Uniti e migliorare la posizione intemazionale dell’Italia, ma per fare di questa l’asse portante del wilsonismo in Europa. Herron era piuttosto noto nelle alte classi d’Italia, avendo per via di vicende personali fissato la propria residenza a Fiesole nel 1905 per poi passare in Svizzera allo scoppio della guerra.206 Durante il soggiorno italiano, grazie alla
      203      Bonin Longare a Sonnino, t. 24 dicembre 1917, S. Sonnino, Carteggio 1916/1922 cit., doc. 243.
      204 Sforza a Sonnino, t. 25 dicembre 1917, DDI, serie V, voi. IX, doc. 802.
      205      Cellere a Sonnino, t. 16 dicembre 1917, ivi, doc. 721, dal quale manca l’ultima parola (Serbia), presente invece nell’originale in Carte Sonnino, bob. 18. Una decina di giorni dopo, Cellere si incontrò con il ministro di Serbia a Parigi, Vesnic, che si trovava a Washington in veste di capo della missione speciale serba negli Stati Uniti. Vesnic tornò sulla questione della firma del patto di Londra e si disse afflitto dall’acuirsi del dissidio fra Italia e Serbia. «Ma la causa a suo avviso andava ricercata in qualche errore iniziale. Con ciò alludeva evidentemente al fatto, che i serbi di qui anche lamentano, di non essere stati consultati nei patti da noi stretti a Londra» (Cellere a Sonnino, t. gab. 276, perv. 29 dicembre 1917, ivi).
      206      Su tali vicende e soprattutto sull’azione di Herron durante la guerra e in relazione alla conferenza di Parigi si veda l’ampia ricostruzione di M. Pirie Briggs, George D. Herron and thè European Settlement, Stanford, 1932. Il lavoro di Briggs si basa sulle carte depositate alla Hoover Institution dallo stesso Herron; tuttavia, all’epoca della pubblicazione, su disposizione del do-
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