PARTE I - NEUTRALITÀ E MEDIAZIONE (1914-1917) non era infatti quello che si potrebbe dire un uomo cordiale; schivo, diffidente, poco propenso al dialogo e oltretutto incapace di accettare critiche, egli trovava difficoltà a intrattenere relazioni sociali e anzi ne rifuggiva.36 Questo valeva per chiunque non facesse parte della cerchia familiare o di quella, ristrettissima, delle amicizie personali; e valeva anche per alcuni dei suoi più stretti collaboratori37 e per il corpo diplomatico accreditato a Washington. Ancora prima che la guerra scoppiasse, e gli imperativi della neutralità imponessero un rigoroso riserbo nei confronti dei rappresentanti dei paesi belligeranti, il tono delle rare comunicazioni personali dirette loro dal presidente mostrava persino ai compassati britannici «quanto fosse glaciale la cortesia dietro la quale si trincerava».38 Sta di fatto, però, che dai rapporti e dalle altre comunicazioni che dall’ambasciata a Washington giungevano al ministero degli Affari Esteri italiano emergeva un Wilson solamente opportunista, egocentrico, inaffidabile, screditato nel suo stesso paese; un Wilson la cui politica estera, quando non si doveva a poco edificanti moventi personali, era stimolata da manovre interne, pilotate abilmente da austriaci e tedeschi; un Wilson la cui difesa dei diritti dei neutrali da null’altro derivava se non dall’esigenza «di ostentare la più assoluta imparzialità per non compromettere una eventuale sua ingerenza al momento opportuno in favore della pace».39 Al presidente degli Stati Uniti Cellere in sostanza non concedeva neppure il beneficio del dubbio; né parve mai sfiorarlo il semplice pensiero che potesse anch’egli legittimamente coltivare un «sacro egoismo» americano. Come detto, la durezza di questi giudizi scomparve con il procedere del tempo e degli eventi. All’arrivo a Washington, Cellere dovette comunque constatare che un nuovo male aggrediva il buon nome del suo paese. La propaganda tedesca, organizzata sapientemente e con ampia disponibilità di mezzi dall’ambasciata di Germania retta dal conte Johann von Bemsdorff, sembrava avere conquistato molti organi di stampa, e, dacché il governo Salandra aveva dichiarato la neutralità nella guerra europea, questi diffondevano «l’orrore per l’Italia ingrata, per l’Italia traditrice, che aveva dimenticato i benefici 36 Sulle doti e sulle debolezze di Wilson si veda in particolare A. Link, Road to the White House cit., p. 95 e Id. The New Freedom cit., pp. 65-70. Cfr. anche G. Creel, The War, the World, and Wilson cit., cap. I, in particolare pp. 25-26 e S. Axson, ‘Brother Woodrow’ cit., pp. 148-159 e specialmente il capitolo Vili, interamente dedicato alla personalità del presidente. 37 A. Link, Woodrow Wilson and the Progressive Era cit., p. 32. 38 The Letters and Friendships of sir Cecil Spring Rice. A Record, a cura di S. Gwynn, 2 voli., London, 1929, voi. II, p. 197. 39 Cellere a Sonnino, t. 11999/221 s. d., perv. 4 dicembre 1914, Carte Sonnino, bob. 4. — 14 —