10. PROVE DI DIALOGO la proporzionalità e dell’equilibrio delle forze, il programma italiano si avvicinava «molto più ai concetti di Wilson che non il programma dell’Inghilterra e della Francia il quale mira in assoluto e positivo all’acquisto diretto di determinati territori turchi». I diritti italiani riguardavano anche il futuro dell’Arabia e del Mar Rosso, perché «l’Italia è potenza rivierasca del Mar Rosso ed è Potenza coloniale musulmana. Nemmeno in quel campo si può dunque ammettere una nostra menomazione». Se l’ambasciatore, al cui giudizio Sonnino si rimetteva, avesse ritenuto opportuno intavolare questi argomenti con il governo americano, doveva farlo in via personale o ufficiosa «mettendo in rilievo che la funzione mediterranea dell’Italia, ora come in passato, è funzione di equilibrio e costituisce una preziosa garanzia di pace, e che è nostro costante desiderio procedere nel maggiore accordo possibile con gli Stati Uniti».430 Per la prima volta, Sonnino cercava quindi di stabilire un dialogo con Washington su un tema riguardante l’assetto postbellico; riconosceva finalmente a Wilson lo status di interlocutore. Ad accrescere l’interesse di questo documento è anche la sua natura propositiva. In materia di aspirazioni italiane, Sonnino si era fino ad allora limitato a un approccio difensivo ed era entrato in argomento solo quando le circostanze, come ad esempio il discorso dei Quattordici Punti, lo avevano costretto a uscire dal riserbo. Ora, invece, si assiste a un’apertura fondata su elementi positivi, quali la vocazione mediterranea dell’Italia e la sua implicita funzione di equilibrio. Che tutto ciò derivasse esclusivamente dal desiderio di prevenire un altro accordo separato fra Gran Bretagna e Francia o un accomodamento di queste con il capo dell’esecutivo americano in fondo niente toglieva alla novità del fatto che il ministro degli Esteri italiano fosse passato all’iniziativa. Da un altro punto di vista, si può osservare che Sonnino mostrava di essersi impadronito della stessa strategia da lui imputata agli altri governi dell’Intesa, quella di agitare i principi wilsoniani o, quanto meno, di tentare di farlo per promuovere interessi propri ed eludere quelli degli alleati.431 In ogni caso, l’azione procedette con molta lentezza; a fine luglio, Cellere ancora domandava quando, approssimativamente, avrebbe potuto ricevere i documenti preannunciatigli. Diceva anche di aver «iniziato con cautela opportuni passi personali e confidenziali dal cui sviluppo ho motivo di sperare non inutili risultati».432 430 Sonnino a Cellere, t. 27 giugno 1918, cit. 431 Sugli scopi dell’azione su Washington cfr. De Martino a Sonnino, relaz. 21 giugno 1918, DDI, serie V, voi. XI, doc. 100. 432 Cellere a Sonnino, t. gab. 160, perv. 31 luglio 1918, Carte Sonnino, bob. 20. Cellere — 229 —