DIARIO. LUGLIO 1960 stero e consacrata dall’accordo quinquennale era di tenersi a percentuali bassissime. Nell’ottobre del 1958 il capo della delegazione italiana Barattieri stava per venire a Mosca con la direttiva di attenersi a scambi sui 30 milioni di $ per parte. Il Ministero, per iniziativa di Soro, ha cercato di silurare le forniture a credito all’URSS da parte dell’Occidente con lo sciocco pretesto di Grazzi di non facilitare ai russi la penetrazione nei paesi sottosviluppati. Il che mostra quanto questo signore sia digiuno di quanto succede nell’economia sovietica. Per poco non sono fallite le trattative commerciali a Roma nel novembre 1959 per l’opposizione del Ministero. Questa è la realtà. Quanto all’accordo culturale, il Ministero vi è stato sempre contrario. Segni non lo voleva neppure approvare. E anche questa è la realtà. Di che allora si vanta il Ministero degli Esteri? Sabato 16 luglio 1960 Il «Popolo» del 26 giugno pubblica un articolo dal titolo Dove sta l’on. Nenni che è una precisazione dell’atteggiamento del socialismo italiano. I punti principali della polemica che imperversa tra socialisti e comunisti in Italia sono i seguenti: 1° L’on. Nenni sostiene che «i comunisti hanno perduto in Occidente la possibilità di esser la guida politica delle forze laiche e cattoliche impegnate nella battaglia per la democrazia». Forse sarebbe più chiaro dire esplicitamente che il partito comunista non può più illudersi di raggiungere la maggioranza in Italia e cioè di salire al potere. Perciò è buon gioco per il suo alleato, il socialismo nenniano, separarsi da un cadavere e pensare ai casi suoi. Tutto si riduce cioè per Nenni ad aprirsi una nuova strada. 2° Il partito comunista non rinuncia alla propria dittatura. Blocchi, fronti e alleanze - afferma Nenni - non sono che una manovra per arrivare con l’aiuto di altre forze compiacenti e dotate di una buona dose di ingenuità ad affermare la propria prevalenza. In ciò consisterebbe il dogmatismo che Nenni rimprovera a Togliatti. Ma si osserva giustamente che Nenni mostra di accorgersi un po’ tardi di questa manovra alla quale si prestò nel momento del maggior pericolo e cioè subito dopo l’ascesa del comuniSmo in Cecoslovacchia nel 48, quando sembrava che nulla potesse arrestare il dilagamento del comuniSmo anche in Italia. Era quello il momento in cui il socialismo di Nenni avrebbe dovuto opporsi con tutte le sue forze all’avanzata del partito comunista ed avrebbe così acquistato il giusto titolo ad esser riconosciuto come una forza veramente democratica. Viceversa Nenni col suo ben noto opportunismo si alleò con Togliatti e fece tutto il pos- — 417 —