LUCA PIETROMARCHI
                  ganda e la lotta ideologica all’espansionismo politico, non è nuovo. Lo inventò e perfezionò per la prima volta la Rivoluzione francese. A riconsiderare oggi, a distanza di oltre un secolo e mezzo, le manovre dei giacobini, dei loro agenti, delle truppe d’occupazione francesi sembra di scoprirvi l’anticipazione di fatti contemporanei trasferiti dall’Occidente all’Oriente europeo. La stessa atmosfera d’insicurezza, di precarietà, di panico dinanzi all’immensa ondata che travolge troni secolari, combatte il magistero della Chiesa, scuote le vecchie assise della società. Come adesso anche allora l’istinto di conservazione spinge le potenze minacciate a coalizzarsi. Così sorsero la prima e la seconda coalizione, come poi l’Alleanza Atlantica.
                      Il periodo forse più simile all’attuale fu quello che contrassegnò il governo del Direttorio. Il Terrore di Robespierre era finito, come nell’URSS è finito il terrore di Stalin. Come allora il termidorismo reagì all’assolutismo implacabile e sanguinoso del despota, così Krusciov ha provocato la reazione ai feroci metodi di Stalin e promuove il ritorno alla legalità. Come in Francia allora, anche in Russia la gente è stanca di tanti sacrifici, di tante privazioni e anela alla pace e alla prosperità. Ma la macchina continua a procedere d’impulso proprio sui vecchi binari. Si vuol arrestare la guerra fredda, si vuol dare al mondo la garanzia di perseguire una politica di pace, come cercò di fare il Direttorio verso la fine del 1798. Ma il mondo è diffidente, ansioso. Dopo la pace di Campoformio il movimento rivoluzionario era dilagato a Genova, a Roma; minacciava di travolgere il Piemonte, la Toscana e Napoli. La Cisalpina, la Svizzera e l’Olanda erano divenute degli stati satelliti. Dove si sarebbe arrestata la spinta rivoluzionaria?
                      E la domanda che anche oggi il mondo rivolge alla Russia. Anche qui la febbre, a un certo momento, si calmerà. Un popolo non può vivere in un’esaltazione permanente. Quando comincerà a vivere in un tenore più alto, a godere gli agi dell’esistenza, a imborghesirsi insomma, la piena rientrerà nell’alveo. L’uomo non muta. Tutte le grandi fiumane travolgenti della storia, Arabi, Mongoli, rivoluzionari ed eretici di ogni genere a un certo punto si sono arrestate per poi regredire. Sono i corsi e i ricorsi della storia. Le forze che fanno da contrappeso a queste spinte impetuose e le frenano sono nella natura stessa dell’uomo che si stanca, che invecchia, che muta di volontà, di passioni, di gusti. Ogni marea ha il suo ritmico moto di flusso e riflusso.
                  Venerdì 12 febbraio
                      Nella riunione a Villa Madama dei rappresentanti diplomatici d’oltre-cortina dissi, parlando della politica sovietica nel Medio Oriente che a mio
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