carlo augusto viano meo', anche se non si soffermava a spiegare che cosa essa fosse. Ma si capiva che era qualcosa di diverso da ciò che veniva bollato come 'astratto', la peg-gior condanna che si potesse pronunciare nel gergo idealistico; e il massimo dell'astrazione erano la matematica e le scienze naturali, alle quali opponeva la letteratura e le arti figurative, che egli stesso coltivava. Nel Giulio insegnante di Mautino descritto da Solari ho ritrovato molte delle cose che avevo incontrato nel mio professore di liceo. Con delle differenze. Il Giulio che aveva incontrato Mautino era gentiliano e, a ripensarci ora, si capisce bene che Giulio dovesse trovare in Gentile piena soddisfazione al proprio inquieto dinamismo, al rifiuto del sapere positivo e all'esaltazione della concretezza dell'attività spirituale contrapposta all'inerzia dei suoi prodotti. Quando lo incontrai io Giulio si riferiva soltanto a Croce, anche se non esitava a stupire i suoi scolari adolescenti con formule di tipo gentiliano, per negare, per esempio, che esistesse qualcosa fuori di noi. Ma Gentile non veniva mai nominato.' Non conosco abbastanza la storia di Giulio per capire che cosa fosse accaduto, ma nell'autunno 1945, quando, a guerra finita, entrai in liceo, rifarsi a Gentile sarebbe stato inopportuno, soprattutto per chi, come Giulio appunto, prendeva posizione contro il fascismo, ma anche contro il clericalismo, che si andava profilando, e in favore dei partiti di sinistra. Croce diventava il'perso-naggio dominante, quello che consentiva di ricollegarsi a una tradizione in confronto con la quale il fascismo sembrava una parentesi. Rispetto ai miei gh anni di liceo di Mautino, descritti da Solari, sembrano dominati dal consenso di cui gode il fascismo. Uscito dai turbamenti della prima adolescenza, egli trova stimoli solo nella cultura letteraria, cui lo inizia una brava insegnante e che anche il professore di filosofia gh presenta come il culmine della vita intellettuale. Di pohtica non c'è cenno, neppure nelle lettere private e neppure indirettamente. La letteratura sembrava dovesse diventare la vocazione di Mautino, e non tanto la produzione quanto la critica letteraria. L'importanza della critica letteraria è tipica della cultura italiana del Novecento, che si accompagna al successo della filosofia idealistica: caratterizza la scuola italiana, i suoi programmi e la preparazione dei suoi insegnanti, e impronta l'educazione della borghesia. La filosofia idealistica, che negli insegnanti e nella borghesia colta aveva il proprio pubblico, aveva costruito un quadro delle attività intellettuali in cui gh interessi letterari occupavano un posto molto elevato. I filosofi più importanti, come Croce e Gentile, erano anche critici letterari, Croce per vocazione, Gentile in parte per mestiere. Ma la critica letteraria andava molto al di là dell'apprezzamento per la letteratura, tanto da diventare un mezzo di espressione delle ideologie politiche. Solo così si spiega l'importanza assunta da Francesco De Sanctis sia nella filosofia italiana sia nella discussione ideologica apertasi dopo la seconda guerra mondiale. — 420 —