CAPITOLO PRIMO
      zionalmente perché sacrificata sull’altare dell’accordo sulla consegna delle navi da guerra,93 non fu trovata negli anni successivi. Il problema rimaneva quello di concordare il valore dei beni immobili di proprietà italiana situati in Bulgaria, Ungheria e Romania, incamerati dal governo sovietico, per fissare la differenza a carico del governo italiano in produzione industriale corrente. La forbice tra la valutazione di Mosca e quella di Roma era imponente: la stima iniziale era, da parte italiana, di 177.759.660 dollari e da parte sovietica di 11.502.660 dollari. Nei mesi di marzo, aprile e maggio 1951 trattative bilaterali che si svolsero a Mosca ridussero l’ampiezza del décalage tra le richieste sovietiche e quelle italiane: la stima sovietica salì a 20 milioni di dollari, mentre quella italiana scese a 130. In via ufficiosa, il governo italiano fece sapere a quello sovietico che sarebbe stato disposto a un compromesso sulla base di una loro valutazione di 80-85 milioni. Ma il negoziato non si sbloccò e negli anni successivi gli ambascia-tori sovietici in Italia, Bogomolov nel 1955, e Kozyrev nel 1957, continuarono a premere sul governo di Roma affinché la questione fosse definitivamente risolta.94
         Da parte sua l’Italia modificò, col tempo, la natura degli argomenti utilizzati per opporsi alle pretese di Mosca. Inizialmente la posizione italiana fu basata su una valutazione finanziaria: il valore dei beni italiani nei tre paesi dell’Europa orientale era superiore ai 100 milioni di dollari stabiliti dal trattato di pace come ammontare complessivo delle riparazioni e quindi la questione doveva essere considerata chiusa. Successivamente il governo italiano decise di utilizzare un argomento politico e non economico: l’Unione Sovietica aveva violato il trattato di pace opponendosi all’ammissione dell’Italia alle Nazioni Unite e perciò non poteva pretendere il rispetto di un documento cui essa stessa non si conforma-
            93      Sulla missione La Malfa cfr. R. Morozzo della Rocca, Le relazioni italo-sovietiche nel 1948: la missione La Malfa, in De Gasperi e l’età del centrismo, a cura di G. Rossini, Roma, edizione Cinque Lune, 1984, pp. 113-131. Più in generale, sulle relazioni italo-sovietiche nell’immediato dopoguerra cfr. R. Morozzo della Rocca, La politica estera italiana e l’Unione Sovietica 1944-1948, Roma, La Goliardica, 1985; S. Sechi, Tra neutralismo e equidistanza: la politica estera italiana verso l’URSS, 1944-1948, «Storia contemporanea», 4, 1987, pp. 665-712. Per trattazioni attente alle relazioni tra l’URSS e il PCI cfr. S. Pons, L’Italia e il PCI nella politica estera del-l’URSS 1943-1945, in Dagli archivi di Mosca, a cura di F. Gori e S. Pons, Roma, Carocci, 1989, pp. 29-70. Sui rapporti tra Mosca e il PCI cfr. anche E. Aga Rossi - G. Quagliarello, L’altra faccia della luna: i rapporti tra PCI, PCF e Unione Sovietica, Bologna, Il Mulino, 1997; E. Aga Rossi - V. Zaslavsky, Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca, Bologna, Il Mulino, 1998.
            94      ASMAE, Gabinetto 1961, pos. A/52, Viaggi, Documentazione per la visita del Presidente del Consiglio prof. Amintore Fanfani e dell’on. Ministro degli Affari Esteri prof. Antonio Segni in URSS, 2-5 agosto 1961, fase. Problemi politici, Il - Problemi bilaterali: n. 2 Riparazioni.
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