PARTE SECONDA - LA CARRIERA DI UN ECONOMISTA
     É significativo, innanzitutto, il notevole slancio riformatore che questa letteratura fu capace di animare e comunicare. Nelle pagine di Forbonnais, di Plumard, di Coyer era tutto il modo tradizionale di impostare la politica economica dello stato a essere messo in discussione: era la prima volta che si affermava in termini così netti, e attraverso un così gran numero di scritti, il diritto e il dovere per l’opinione pubblica d’interrogarsi sullo stato economico della nazione, rompendo definitivamente con una politica di segretezza che voleva confinare ancora tra gli arcana impertí il discorso sull’economia. Sulla base di una simile premessa culturale — o ideologica nel senso migliore del termine - erano criticati i capisaldi di quella che può essere chiamata la pratica mercantilistica comunemente accettata, e soprattutto propugnata, dagli stati europei settecenteschi.36 L’insieme di argomenti sviluppati da tale forma di polemica culturale divenne, con sfumature e differenze percepibili tra i diversi autori, un patrimonio ampiamente condiviso e incisivamente trasmesso al pubblico da tutto il gruppo. Per cogliere la rottura con il passato espresso da questo nuovo modo di intendere l’economia, è opportuno soffermarsi sulle Considérations sur le finances d’Espa-gne di Forbonnais, un libretto che Donaudi poté leggere con molto interesse in quanto esempio di un progetto di riforma pensato per un paese determinato (analogamente a quanto egli fece in seguito per il Piemonte), ma anche perché corredato da una breve memoria, in realtà un piccolo manifesto programmatico, dedicato ai nuovi politici, ovvero agli ufficiali che per bene governare avrebbero dovuto essere soprattutto economisti.
     L’aspetto più significativo del saggio consisteva nella tendenziale sovrapposizione, conseguita attraverso passaggi graduali, della ricchezza al lavoro. Forbonnais, seguendo Uztàriz, rifiutava le cause generalmente accettate per spiegare il declino spagnolo (la cacciata dei mori e degli ebrei, il popolamento delle colonie, lo sforzo imposto dal controllo dei disparati domini europei della monarchia),37 guidando il lettore a rintracciare i veri motivi nella rovina dell’agricoltura e del commercio, cui un contributo decisivo era stato offerto dalla stessa politica fiscale adottata dalla monarchia
     36      Un esempio significativo di retorica mercantilistica, rappresentativo del modo comune tra gli ufficiali sabaudi di intendere l’economia, è offerto da un breve saggio di Vittorio Caissotti, conte della Vittoria, uomo politico dalla straordinaria longevità che percorse tutti i gradini dell’amministrazione fino a raggiungere il grado più elevato, quello di gran cancelliere di stato, servendo ininterrottamente Vittorio Amedeo II, Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III. Cfr. Scritto compilato dal Gran Cancelliere conte Caissotti di Santa 'Vittoria sull’Economia, AST, Materie economiche, Finanza, mazzo 2° di addizione. Su Caissotti cfr. G. Ricuperati, Il Settecento cit pp. 454 e sgg.
     37 Forbonnais, Considérations cit., p. 4.
— 156 —