I. I DONAUDI: ASCESA E DECLINO DI UNA FAMIGLIA DI MERCANTI In particolare, è evidente che intorno al 171216 si stabilì un rapporto privilegiato tra Benedetto e Giovanni. Questo tipo di unione andò con gli anni sempre più rafforzandosi e formalizzandosi, tanto che sulla piazza torinese i due fratelli erano ufficialmente riconosciuti come la «ragione di negozio Benedetto e Giovanni Donaudi». Contemporaneamente, si faceva sempre più vivace e indipendente l’azione di Francesco Spirito Donaudi, che scelse alleanze all’esterno della famiglia, operando spesso di comune accordo con altri due mercanti torinesi come Pietro Enrico Martin e Lorenzo Quaglia.17 Decisamente subordinata, invece, appare l’iniziativa di Damiano e Paolo Domenico, che non realizzarono acquisti o cessioni in proprio di beni mobili e immobili e non compaiono in operazioni quali procure o transazioni, come gli altri fratelli. E importante, a questo punto, conoscere quali fossero i traffici e gli affari principali della ditta di mercanti Donaudi. Purtroppo, è quasi impossibile affrontare il problema in maniera soddisfacente in assenza di fonti decisive, come potrebbero essere quelle dei libri mastri. Se abbastanza diffusi sono stati la raccolta e il censimento di archivi di famiglie nobiliari, minima è stata invece la conservazione della documentazione delle famiglie dei ceti mercantili, almeno per gli spazi piemontesi di antico regime;18 e naturalmente i Donaudi non fanno eccezione. A questo si aggiunge l’assenza di inventari di beni post-mortem per i membri della famiglia Donaudi, salvo che per l’ultimo decennio del XVIII secolo. Ancora una volta, quindi, si rivelano fondamentali le informazioni che si possono raccogliere attraverso i documenti notarili. Da questi è comunque ricavabile, almeno a grandi linee, il tipo di attività intrapreso, tenendo però sempre presente che gli atti notarili restituiscono solamente alcuni tipi di azioni - in particolare modo passaggi di proprietà e atti fiduciari - lasciando in ombra il ricco e complesso reticolo delle transazioni quotidiane e usuali. I Donaudi della generazione di Benedetto appaiono sostanzialmente mercanti di seta e drapperie. Non è possibile però chiarire con certezza se essi possedessero telai e fossero di conseguenza produttori di sete finite. 16 Come primo documento in cui chiaramente compaiono i due fratelli cfr. AST, Cam., IT, 1712,1. 8, c. 69. Ma in realtà anche molti documenti siglati dal solo Benedetto negli anni precedenti presupponevano la collaborazione con il fratello minore. 17 Cfr. per esempio la cessione di Quaglia, Martin e Duboè a Francesco Spirito Donaudi, AST, Cam., IT, 1714,1. 9, c. 101. 18 Sui problemi relativi ai fondi archivistici dei mercanti cfr. P. Mita, L’archivio di un mercante da seta: il «negozio per la fabbrica di veli» di Domenico Maria Pettini, «Rassegna degli archivi di stato», XLIX, 1989, pp. 9-28; della stessa rivista importante il numero XLFV, n. 2-3, 1984, interamente dedicato agli archivi di impresa. — 9