Delle fiere genovesi di cambi particolarmente studiate come mercati periodici del credito. 1. — La nostra indagine, in primo luogo, intende accentuare il significato di alcuni aspetti caratteristici delle fiere di cambi, considerando queste soprattutto dal punto di vista della funzione creditizia che sono chiamate a svolgere: si tratta, è vero, di aspetti già rilevati in opere monografiche e generali (1), ma pur ci sembra non inutile farli ancora oggetto di ulteriore esame, sia per metterli in più chiara luce, sia per inquadrarli meglio nell’ambito dell’accennata funzione. In secondo luogo, intende soltanto considerare le fiere genovesi di puri cambi, tenute in Piacenza e in Novi nella prima metà del 1600 (2): e ciò perchè esse realizzano nella forma più perfetta l’organizzazione di istituti che, risalendo ad un’epoca abbastanza remota, assumono via via il carattere di mercati periodici e specializzati del credito. Infine, si vale soprattutto degli scritti del genovese Gian Domenico Peri, raccolti nelle quattro parti dell’opera « Il Negotiante » e redatti verso la metà del 1600: la scelta di questa fonte, certamente un po’ tarda (3), è motivata non solo dal numero e dalla attendibilità delle notizie in essa (1) Per l’indagine giuridica, ricordiamo il lavoro di W. Endemann, Studien in der romanisch-kanonìstìschen Wirtschajts-und Rechtslebre, voi. I. (Berlin, 1874); per l'indagine economica, il lavoro di R. Ehrenberg, Das Zeilaller der Fugger, voi. II. (Jena, 1922). Un'esposizione generale anche in P. Huvelin, Essai historique sur le droit des marchès et des foires, (Paris, 1897). Per uno sguardo d’insieme, il lavoro di G. Luzzatto, Storia economica, Età moderna, (Padova, 1934); cenni anche in P. Rota, Storia delle banche, (Milano, 1874). (2) Esse continuano a chiamarsi «fiere di Bisenzone » anche se sono da parecchi anni trasferite in Italia. Oltre gli autori su citati, v. U. Benassi, Per la storia delle fiere dei cambi, (in «Boll. Storico Piacentino»; anno 1915, p. 5 segg.; p. 62 segg.). (3) Si desume sicuramente che la prima parte venne compilata nel 1638 e la seconda nel 1647; di data imprecisabile sono invece le altre due. Le nostre citazioni sono tolte dall'edizione veneziana di Gio: Giacomo Hertz, pubblicata nel 1682. 17, IV. 257