L'ALIMENTAZIONE E LA FORZA DI LAVORO DEI POPOLI '419 obiettivamente i fenomeni sono costretti però a riconoscere come la forza di lavoro dei popoli sia la necessaria conseguenza della loro costituzione- economica e più ancora del loro regime alimentare. Gli storici continnano tuttavia, nei loro libri, a non dare dei particolari su queste cose, che considerano come delle realtà prosaiche. Gli eroi che essi celebrano, simili agli eroi dei romanzi, sembrano delle creature eteree, che vivono di possioue e di gloria. Come i protagonisti dei romanzi cavallereschi battagliavano tutto il giorno e vagavano tutta la notte, senza aver bisogno di nnlla, cosi i personaggi che la storia esalta o condanna, e le masse di nomini che essi guidarono alla vittoria o alla morte, non avevano, pare, il volgare bisogno di nutrirsi. Si riesce appena a intravvedere dai racconti degli storici a quali condizioni dovettero soggiacere gli uomini che ebbero tanta parte nella storia dell'umanità, i popoli che maggiormente la spinsero sulla via del progresso. Però mano mano che le ricerche economiche, le ricerche fisiologiche, le ricerche filologiche progrediscono, la realtà delle cose s'impone, e noi siamo costretti a riconoscere come gran parte di quelle stesse parole, le quali esprimono ora dei concetti astratti, abbiano espresso nella loro origine dei bisogni concreti ('), e come le nuove civiltà industriali abbiano una base fisiologica puramente funzionale. Anche prima di ora, nelle loro intuizioni geniali, i filosofi, i riformatori, i guidatori di popoli avevano però compreso che il regime alimentare sia non solo la causa vera e profonda di ogni energia di lavoro, ma sia anche la causa recondita di gran parte delle attività dello spirito. « Gli alimenti — aveva già detto il divino Platone —• non influiscono soltanto sui corpi per fortificarli o indebolirli, ma anche sull'anima per produrre gli stessi effetti » (*).- Aristotile stesso parla nella sua Etica dei benefizi della cucina con tanta compiacenza ('), che lo storico Timeo è costretto a riconoscere » (1) Alcuni hanuo addirittura esagerata questa che pure è una verità ovidente. Frank (Dictionnaire des sciences philosophiques, parola : Signes) dice « Le terme le plus abstrait qui existe dans notre langue, le mot ótre (esse) ne signifiait pas nutre chose, dans l'origine, que manger ». Or invece oiò non ò esatto. Esse ha espresso certamente in origine un concotto conoreto, ma deriva dalla radice as, respirare. (2) Platon»: Leggi, v. (3) Aristotile: Etica, ix, 10.