76 la. riforma sociale tosto è d'uopo sapere che in Sicilia generalmente le donne non prendono parte ai lavori agricoli, nè altrimenti producono, e che per lo più gli nomini, dopo i 50 anni sono così stremati di forze, che non trovano lavoro, e finiscono per chiedere l'elemosina. I salariati esistono nella zona del latifondo, e più di quello che comunemente credesi; imperocché i piccoli mezzadri, metatieri o fit-taioli sono i così detti borghesi che si associano al lavoro dei giornar lieri, retribuendoli a giornate con mercedi in denaro e con vitto. Anche qnesti borghesi senza mezzi speculano oscenamente sn queste retribuzioni, e dicesi che invece di vino apprestano aceto, o il pasto quotidiano, pane, olive o cipolle, ammaniscono nelle ore infocate, all'ombra di un albero, quando nemmeno le mascelle si prestano a masticare. Questi borghesi hanno ricevuto le terre a patti così onerosi che, secondo alcuni campati, i quali ora esaminerò, dovrebbero essere sempre in perdita. Da ciò il bassissimo livello dei salari nelle campagne siciliane, da ciò una smentita a tutte le leggi che sul movimento ascendente dei salari hanno voluto formulare gli economisti. 11 Colajanni asserisce, e con fondamento, che secondo le culture e le stagioni i giornalieri guadagnano da 0,50 a 1,00 al giorno; e quelli che ricevono nna lira sono i fortunati e per qualche giorno soltanto: durante la semina e il raccolto. Da due anni i salari ribassarono terribilmente, ed è tale la concorrenza dei lavoratori, che dà luogo a risse e a caccie, che si può ritenere diminuiranno ancora. II grande gabellotto, come è conosciuto, generalmente non esercita il feudo in economia, ma lo divide in tante piccole quote ai contadini, con patti varii di partecipazione al prodotto. Egli è un appaltatore che assicura al proprietario una rendita fissa. Questi ormai si è allontanato dal snolo, che senza alcuna attività da parte sua, gli prodiga lucrativi compensi; e colla sua assenza ha lasciato libero il varco ad una classe intermediaria amministratrice, che usurpa i profitti e le rimunerazioni degli agenti diretti dell'economia. Un proverbio cartaginese raccolto dai Romani, diceva: che quando si acquista nna proprietà rurale bisogna vendere la casa di città. Gli homines novi del ceto fondiario hanno trovato nel fitto un espediente che li esonera dal mettere in pratica il vecchio proverbio. In quel cenno che ho fatto del movimento dei fitti dopo il 1860, è già indicata qnalè dovè divenire la condizione dei contadini, e come essi, in virtù di patti più vessatori e spesso iniqui, dovettero inden-.