518           LA RIFORMA SOCIALE — ANNO III - VOL. VI
fino una pena ai trasgressori. Il risultato che ne derivò fu ¡’anarchia industriale, le cui conseguenze tuttora risentiamo. L’individualismo estremo diede quasi gli stessi inconvenienti che l’associazione fatta per imporsi con la forza. La perturbazione industriale prodotta dai decreti di quell’anno si propagò poco tempo dopo in tutte le nazioni. Non v’era più bisogno d’una istruzione industriale, non si domandavano più delle conoscenze speciali; chiunque pagasse la sua patente, poteva diventare artigiano.
   Furono così soppressi per mezzo dell’autorità quei ligamenti di solidarietà i quali esistono nella natura delle cose, come in quella degli uomini, ligamenti contro i quali la volontà umana resta sempre impotente.
   Come chi si leva al mattino, dopo un sogno cattivo, sente la necessità di riposarsi ancora un istante fino al suo risveglio completo, fino a che si sia reso consapevole della realtà delle cose, così uno stato quasi identico segui l’abolizione delle corporazioni.
   Le nazioni come gli individui sono ancora ai tempi nostri in una specie di incertezza non sapendo quale cammino seguire.
   Ma, al disopra di tutto, resta quello spirito di solidarietà fra gl’individui, gl’interessi dei quali sono comuni. Fintantoché si possa trovare la forma novella che meglio risponderà allo sviluppo industriale odierno, gli operai si associano volontariamente tra essi, riconoscono, in altro modo, quel legame di solidarietà del quale già abbiamo parlato.
   Però dalla conoscenza di questa regola alla sua applicazione v’è un breve cammino.
   Ciò fa si che sulla futura organizzazione delle industrie esistano alcune esitanze, molte e varie opinioni.
   Cosi, mentre alcuni credono che la religione infiltrata più profondamente nella massa del popolo sia la sola che possa portare la tranquillità negli animi, tranquillità della quale tanto bisogno si sente, e dare termine nell’istesso tempo ai mali che ci angustiano, alcuni altri credono che la religione non abbia nulla da fare nella risoluzione delle quistioni sociali, e che tutto si debba all’opera della scienza. Così pure mentre alcuni vogliono delle corporazioni libere ed aperte, alcuni altri vogliono delle corporazioni sotto la tutela dello stato e vincolate.
   Yi sono anche quelli che ammettono che riguardo alla partecipazione ai beneficii, la difficile questione, tanto agitata, fra il capitale