1134 LA RIFORMA SOCIALE — ANNO VI - VOL. IX contribuì alia diffusione di molte epidemie. Siami permesse un esempio. Lo trarrò da un nomo illuminato, dal Santo di cui la Chiesa cattolica venera domani l’anniversario, la cui celestiale pietà commuove e solleva l’animo nostro, e dimostra come anche in mezzo al più atroce egoismo esistano alcuni ardenti spiriti di sacrificio e di carità che nobilitano la natura umana. Fu durante la peste del 1575. « I medici s’ingannano, disse il Santo al dottor Jussano; — così ci narra il Giussano nella vita di San Carlo (') — prendono per febbri acute quel che è veramente un mal contagioso. Dio vuol castigare i popoli pei peccati loro, e conviene apparecchiarsi a soffrire ed a soccorrere quelli che ne saran percossi. ludi, riguardando la peste come uno di quei dardi di cui si vale la giustizia di Dio per punire gli uomini, considerò sé medesimo come aggravato da tutti i peccati del popolo suo, e risolvette di cominciare la pubblica penitenza da sè medesimo : digiunò ogni giorno, non si coricò più che sulla nuda terra, ordinò tre processioni generali, dove il popolo intervenne in gran numero. Come la infermità moltiplicava il numero dei poveri e faceva nascere estreme miserie, non potè resistervi il cuore del Santo Vescovo, mandò quanta aveva argenteria alla zecca, facendola battere in moneta per soccorso di quelli, e il suo esempio fu seguito da molte persone fra il Clero ed i laici. La sua ingegnosa carità lo indusse a trarre soccorso dai suoi mobili per vestir poveri infermi. Fece mettere in pezzi tutte le tappezzerie che gli rimanevano in palagio, i tappeti, le biancherie, le portiere. « Ma per quanta diligenza usasse per raffrenare la violenza del male, di giorno in giorno si aumentava; e conoscendo il Santo Arcivescovo che Dio era sdegnato contro il suo popolo, determinò di placarlo con alcune azioni di penitenza e di umiliazione. Ordinò a tal effetto alcune processioni, e per quante rimostranze gli facessero i Maestrati in quanto-al pericolo a cui esponevasi con tanto concorso di popolo, San Carlo rispondeva loro che inutil cosa era il ricorrere ad umani rimedi, che la divina giustizia usa quel flagellò per castigo dei cittadini, e che quella doveva sedarsi, e che forse si placherebbe alle preci di un popolo raccolto. « Si cominciarono dunque queste processioni nelle quali comparve (1) Glt-SSAXO, Vita di San Carla Borromeo. — RIPAMONTI in l'iVu Sancii Caroli.