questioni: la liberazione di ottanta piccoli martiri 1113
tenuta ed amministrata dall'Opera, la quale già dispose a tal uopo un annuo stanziamento.
Soppressi, per esplicita condizione imposta dall'Opera, gli incettatori e gli intermediari sotto qualunque forma, la Istituzione raccoglierà i fanciulli di età superiore al minimo legale, rappresentando, nei rapporti col principale, i loro interessi, vegliando alla conservazione dei risparmi da trasmettersi alle famiglie; procurando loro un ambiente igienico e sano, un vitto sufficiente, una amorevole assistenza nelle malattie.
L'orario del lavoro, rigorosamente ridotto ai turni normali, lascierà ai piccini parecchie ore di libertà da dedicarsi, sotto la direzione di apposito maestro, e grazie ad un ampio giardino sperimentale annesso all'edifizio, all'insegnamento pratico dell'agricoltura e dell'orticoltura, ch'essi potranno utilmente applicare al loro ritorno in patria.
La Casa sarà amministrata da suore, ma diretta da un laico, incaricato della disciplina e dell'istruzione del piccolo popolo a lui affidato.
Sopperirà all'impianto, e donerà la casa ed il terreno il proprietario della vetreria, lieto di non vedersi tolto completamente l'aiuto indispensabile dei piccoli operai italiani.
E del benefico istituto non tarderanno a risentirsi i vantaggi, cos'i da invogliare gli industriali degli altri centri ad imitare l'ottimo esempio, favorendo quell'azione educativa e rigeneratrice che l'Opera si propone e della quale le inchieste ed i risultati pratici ora esposti rappresentano appena, nella mente dei suoi dirigenti, un tentativo felice ed un promettente inizio.
In tal modo l'Opera di assistenza, come ci promettevano il vescovo Bo-nomelli, presidente dell'Opera, ed Alberto Geisser, delegato per l'assistenza dei minorenni, ha continuato e continuerà vigorosamente nella magnanima intrapresa, fino a che questa mala pianta degli incettatori non sia estirpata, a conforto della nostra coscienza, per il buon nome dell'Italia, per l'onore comune.
Aiutiamola tutti in questa crociata veramente santa e patriottica.
Luigi Einaudi e Giuseppe Prato.