la testimonianza che ce ne lasciano le novelle del Boccaccio e degli altri trecentisti, e secondo quello del resto che la storia ci dice.
     Ma che cosa d'altro è accaduto in questo dopoguerra, a quali squallide periferie urbane abbiamo dato vita, che tipo di rapporti fra persone di una stessa città siamo riusciti ad instaurare e stabilire, dopo tanta sociologia dei gruppi e dell'interrelazione, dopo studi che sulla carta parevano così avanzati e audaci, e che sono serviti solo ad inventare alcune cattedre di materie stravaganti? Che cosa c'è, in questo paese, in cui la bellezza del passato esplode quasi da ogni muro, ed ogni pietra è una testimonianza di rispetto e di grandezza, che possiamo mostrare di aver fatto, che possa avere un valore di esempio, che dica ciò che eravamo, che dicevamo di essere, quando volevamo portare Wright e Le Corbusier a Venezia, Aalto a Pavia, la migliore architettura del nostro tempo a dare ordine e gloria alle città,   quando pensavamo di    disegnare ogni
cosa, l'oggetto, e il tavolo su cui doveva posarsi, e la stanza da contenere quel tavolo, e la casa     da inglobare    quella stanza,    e la
strada da tener quella casa, e la città percorsa da quella     strada e la    regione che di   quella
città viveva? E poi la conclusione è stata di costruire casette ignominiose, o casermoni truculenti,   o fabbriche    indegne da cui   poteva
solo scatenarsi il rancore.
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