390 LA RIFORMA SOCIALE — ANNO XVI - VOL. XX u Verissimo, osserva 1*Avanti!, tutto quello che il Corriere dice. Il partito clericale in Italia non può essere un partito che si muova sul terreno della nostra rivoluzione nazionale. Rimettendo in discussione ciò che è conquista intangibile del popolo nostro, non è più sul terreno della nostra storia. Esso è in Italia ciò che è il legittimismo in Francia, ciò che era il borbonismo a Napoli. E il Corriere della Sera ha ragione di assegnargli un posto a parte fra tutti i partiti italiani, ma ha torto quando si duole clie il partito clericale avanzi oggi troppe pretese. Le alleanze, non bisogna dimenticarlo, si accettano negli utili e nelle perdite ». u Precisamente, ribadisce II Tempo ; è questa la fatalità dei blocchi, che in essi, alla lunga, la risultante si sposti nel senso più favorevole agli estremi: nel blocco popolare a favore dei socialisti, nel blocco conservatore a favore dei clericali. « Perchè ? Perchè gli estremi sono naturalmente i più combattivi, i più energici, i più organizzati. Se anche, in ipotesi, sono la minoranza, finiscono con la loro ardente combattività a plasmare di sè, del proprio spirito di coalizione il blocco e a rendere necessarie le proprie candidature ». La Statnpa osserva i blocchi da un altro punto di vista, « I partiti, come gl’individui, se non vogliono morir soffocati, devono avere la massima cura, prima di ogni altra cosa, della propria personalità, la quale è costituita delle tradizioni del passato e del contenuto ideale del programma presente. In altri termini, i voti si sommano come si sommano i numeri, ma non si possono fondere le idee che vengono da parti opposte, come sarebbe, ad esempio, la concezione che dello Stato hanno i cattolici ed i liberali : gli uni, risalendo, trovano Solaro della Margherita, gli altri, Cavour! Il blocco è tale organismo che piega le coscienze nell’atto in cui le attrae a sè stesso, le trasforma, le distrugge a vantaggio di finalità diverse da quelle proposte. Ecco perchè il blocco clerico-moderato ha generato le candidature clericali del Veneto e della Lombardia ». Ma ecco, mentre i giornali cattolici più combattivi insorgono contro il Corriere, che, dicono essi, non ammette che una persona conosciuta come cattolica ponga la sua candidatura e che, nel presentarsi come tale, non solo non nasconda, ma dichiari tale sua qualità, l’avv. Meda proclama a Rho la sua lealtà costituzionale e dichiara che a Roma « non sente che i battiti del cuore dell’Italia rinata a nazione ». Ma come, gli domanda l'Osservatore Romano, e non sente altro? Non sente che in questo centro secolare palpita un’altra vita, di cui vive, non già una nazione soltanto, ma il mondo tutto risorto nella civiltà cristiana e che riconosce per madre e per maestra la Chiesa?