126 LA RIFORMA SOCIALE ANNO XVI - VOL. XX « Dissento dal relatore per ciò che riguarda il diritto di privativa da conoc-u dorsi ai Comuni specialmente per i servizi di illuminazione pubblica. L'art. 21 u del disegno di legge Giolitti-Massimini accorda ai Comuni diritto di privativa u per la distribuzione della luco o del riscaldamento, ma, in pratica, spesso si u deriva luce, riscaldamento e forza da una stessa fonte, e per questo la legge por-u terebbe ad utia grande e pericolosa complicazione nell'esercizio dei servizi pubblici. a D’ubra parte il riconoscimento di un diritto di privativa ai Comuui arrecht-u rebbe inconvenienti o danni al futuro progresso dei servizi. s Credo, per esempio, che se i Comuui avessero avuto in origine un diritto di »privativa per l'illuminazione a gas, essi avrebbero poi ostacolato iu ogni mode » gli impianti di illuminazione elettrica. Nemmeno è giusto dire che con questi » privative comunali si vu.de evitare il pericolo di concorrenti privati, perché « con ciò non si fa certo Tintorcssc dei cittadini ». Noi dissentiamo recisamente dalle vedute del comm. Orefici. Sta bene che nei riguardi edilizi siano rispettate le facoltà dei Comuni; a ciò, del resto, non mancano gli uffici tecnici governativi chiamati ad autorizzare e disciplinare le concessioni di condutture elettriche. Di pili, le nostre leggi fiscali consentono ai Comuni d’imporre una tassa sulla energia elettrica per illuminazione, e molti Comuni già ne ricavano un cespite ragguardevole. Inoltre neirilluminazione pubblica i Comuni posseggono un coeftìcente che agevola loro grandemente la conclusione colle Società produttrici d’elettricità di convenzioni utili al Comune ed al pubblico. Il riconoscimento del monopolio ai Comuni quale lo vorrebbe l’Orefici, sarebbe grave iattura all’economia nazionale, perchè è escluso che i Comuni possano di regola produrre e distribuire l’energia a migliori condizioni delle Società (basta considerare che queste hanno o possono avere di solito un ben maggiore raggio di azione) ; perchè luce, riscaldamento, forze motrici grandi e piccole sono applicazioni d’un’imi'ca energia, che non si possono scindere senza grave danno ; perchè infine colla teorica cara al comm. Orefici si renderebbero impossibili o assai più difficili le grandi creazioni e trasmissioni d’energia elettrica, sia di Società private sia di Enti pubblici, le quali per il nostro paese, privo di carbon fossile, costituiscono un beneficio di prim’ordine. Alludiamo, per esempio, al grande impianto che il Comune di Milano sta facendo in Valtellina con una spesa prevista in 24 milioni, e che porterà a Milano 20.570 K. W. H. in concorrenza alla Società Edison. Ciò Milano può fare ingrazia appunto della legislazione, veramente liberale e benefica, combattuta dalPOrefici (1). (1) Sull'importante argomento ricordiamo l’eccellente libriccino L'illuminazione pubblica e privala e la nuova legislazione 1894-96 sulla trasmissione a distanza I