— 272 — a debiti perpetui. Ma, sebbene le ultime emissioni siano avvenute appunto in una fase di alto saggio d’interesse, non può non ritenersi tuttavia pericoloso l’espediente di buttare sul mercato in breve lasso di tempo, fra buoni ordinari e quinquennali, l’enorme massa di titoli per quasi 1300 milioni. È vero che tali titoli hanno solo in apparenza il carattere di debito fluttuante e dovranno poi mutarsi in debito perpetuo, ma tuttavia essi attualmente rendono inelastica e difficile la gestione del Tesoro e potranno renderla anche più malagevole negli esercizi 1917-1919 in cui si presenteranno le scadenze con formidabili rate. Poiché si è voluto spargere lungo tutta una serie di esercizi finanziari l’onere contabile della guerra libica, sarebbe stato forse opportuno scaglionare invece (mediante differenze nelle scadenze dei buoni) lungo quegli esercizi l’estinzione di una corrispondente somma di buoni : così (a parer nostro, più correttamente) gli esercizi ultimi scorsi si sarebbero chiusi palesemente con un enorme disavanzo a danno del Tesoro, fronteggiato con l’emissione dei buoni e la posizione del Tesoro sarebbe poi stata successivamente ripristinata e liberata mediante la graduale estinzione rateale dei buoni : si sarebbe operato nitidamente, ed analogamente all’ impresa privata che pone in evidenza nei suoi bilanci l’eccezionale perdita di un anno e posteriormente la ammortizza coi successivi utili e riduce in pari tempo p. es. il debito cambiario, eccezionalmente ingrossato nell’ anno del deficit. Il collocamento dei buoni del Tesoro è avvenuto facilmente, a condizioni — non ufficialmente indicate — favorevoli, in confronto con le operazioni analoghe eseguite da Stati esteri : però il carattere stesso dei titoli (notevolmente redditizi e con scadenza fissa non lontana) ha fatto sì che queste emissioni abbiano esercitato una influenza non benefica sulla economia nazionale ; esse hanno, infatti, richiamato, presumibilmente, non il risparmio avido di calmo investimento permanente, ma piuttosto il capitale circolante che ricerca investimenti a breve scadenza facilmente liquidabili : ora, di un tale capitale circolante v’ha appunto grave penuria in Italia nella fase economica attuale, penuria che si traduce negli alti saggi d’interesse e che violentemente vincola e limita molte forme di attività produttiva. Questa penuria può ritenersi sia stata dannosamente accentuata dalle grosse emissioni di buoni del Tesoro. Gli oneri bellici tanto gravi e tanto superiori a ogni previsione e le spese nuove rilevanti che si delineano per l’avvenire prossimo, specialmente per i bisogni militari, hanno posto, nel periodo considerato dal presente volume, urgente il problema del rafforzamento dell’erario mediante nuove entrate ordinarie. Di fronte a questo problema, se si considera la storia della finanza nazionale lungo gli ultimi tre lustri, non si può non deplorare che il beneficio derivato