— XII — zio della guerra europea e l’inizio della guerra italiana, l’azione governativa molto ha operato per attenuare gli squilibri, i sussulti e le rovine determinate dalle nuovissime circostanze: nel presente volume sono richiamate e commentate molte fra le misure eccezionali adottate riguardo ai traffici, al credito, alle industrie, all’annona, all’agricoltura. Parecchi fra questi provvedimenti — corrispondendo alla anormalità dello cose — sono ispirati a principi economici, sociali e giuridici, discordanti da quelli su cui poggia abitualmente l’azione dello Stato. Bene spesso nel loro presentarsi tumultuario, nella loro forma medesima, nelle contraddizioni provocanti emendamenti, nel loro aspetto quasi di successiva graduale approssimazione all’intento, palesano evidente una impreparazione, la quale è, però, bene giustificata dalla novità delle circostanze che li hanno dettati. Molta parte di questa straordinaria e sottile opera ha incontrato largo o unanime plauso. Plauso merita sopratutto la rigidezza con cui i reggitori della cosa pubblica e delle banche di emissione, resistettero agli inconsulti e petulanti richiami che da molte parti si levavano perchè un’espansione della circolazione cartacea e una dilatazione del credito venissero a stimolare le speculazioni, a eccitare patologicamente un movimento economico che era provvido lasciare languire. La finanza — ancor prima dello scoppio della conflagrazione europea — risentiva grave la ripercussione degli errori passati: la condizione era divenuta assai delicata special-mente per l’abuso nelle emissioni di buoni ordinari e quinquennali del Tesoro: così, essendo pesante la situazione di tesoreria, l’enorme dispendio della preparazione militare dovette poggiare sul prestito interno e su fortissimi diretti e indiretti allargamenti della circolazione, che portarono l’aggio a grandi altezze. Mentre da un lato l’economia creditizia si è tanto ristretta, da un altro lato si è enormemente dilatata: il fortissimo accrescimento nella produzione per conto dello Stato e nel pubblico consumo poggia pienamente su forme regolari e irregolari di credito, di cui spetterà alla collettività, futura la difficile e pesante liquidazione.