rettori di scuola, visitatrici scolastiche, piccoli gruppi di attività ricreative, ecc. Occorre conoscere queste persone abbastanza intimamente per poter valutare, ad esempio, quale peso dare, quale priorità dare ad un allarme che ci derivi da una di esse, ad una segnalazione urgente. Occorre saper valutare quale tipo di approccio ciascuna di queste persone può avere nei confronti dei vari casi della vita-quale tipo di approccio, ad esempio, un gruppo ricreativo potrebbe avere nei confronti di un ragazzo estremamente chiuso o viceversa molto aggressivo e « indisponente ».
      Ma questa conoscenza diretta trova necessariamente un limite sia nel fatto che la giornata ha ventiquattro ore, sia nel fatto che le persone si conoscono veramente solo lavorandoci insieme. Se un assistente sociale si deve occupare simultaneamente di ragazzi e di vecchi, di donne in gravidanza a rischio, di omosessuali, di bambini maltrattati dai genitori e di difficoltà scolastiche, di alloggi inadatti e di ospedali malfunzionanti, inevitabilmente avrà contatti minori con le risorse specifiche di ciascun campo, e quindi maggiori difficoltà nel valutare l’uso sensato di ciascuna delle risorse.
      Ora non c’è dubbio che questo — almeno a nostro giudizio — è il campo specifico dell’assistente sociale. Il lavoro che lo distingue dallo psicologo, o dal sociologo (anche quando questi operatori lavorano in campo «applicato» anziché di «ricerca di base») è appunto nella considerazione e nell’uso delle risorse, e nel modo con cui aiuta l’utente a servirsene per il suo particolare problema. (È inteso che quando si parla qui di utenti, non è necessariamente una sola persona alla volta che intendiamo; può trattarsi anche di piccoli gruppi, o di gruppi abbastanza grandi di cittadini).
      Non si tratta — lo ripetiamo — di mantenere « buoni rapporti » con una serie di operatori diversi. Questo è ovvio, e non occorre neppure sottolinearlo; e fra l’altro, possono benissimo prodursi occasioni in cui occorre viceversa proprio il contrario: non il buon rapporto, ma la denuncia, quando qualcosa non funziona. Non esiste omertà per un assistente sociale, ma altro tipo di considerazioni! Il vero problema sta nell’offrire la risorsa giusta alla persona o persone giuste. Sapere se un certo gruppo di animazione potrebbe in realtà aiutare un certo gruppo di bambini, oppure no, non è una ricetta: dipende da quanto si conoscono i bambini in questione, ed il gruppo di animazione in questione.
      Proporre uno scambio di alloggi fra due famiglie, significa sapere bene come queste reagirebbero al cambiamento di ambiente, e per ambiente dobbiamo essere abbastanza specifici da sapere indicare le zone di rischio del cambiamento (scuola? amicizie? trasporti? ecc.).
      È certamente più facile conoscere le risorse specifiche in un certo settore di lavoro, che non familiarizzarsi con le risorse specifiche di un intero territorio in tutti i possibili campi di lavoro; e questo anche perché molto spesso alcune delle risorse necessarie sono al di fuori della zona geografica di lavoro. Nessuno opera in zone così bene organizzate da poter trovare tutte le risorse in loco (salvo forse isole felici che rappresentano un’eccezione anziché la regola); anzi, per certi tipi di problemi, è in genere previsto che le risorse specifiche abbiano una articola-
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