Per alimentare la guerra lo stato distoglie, coi prestiti o con le imposte, capitali ingenti dal loro impiego normale. Nella misura in cui tali somme sono sottratte a spese superflue e improduttive dei privati, non si ha — con certe riserve (1) — nessuna diminuzione di ricchezza sociale. Quando invece trattisi di capitali già investiti o destinati ad essere investiti proficuamente, l'impoverimento, dicesi, è innegabile, tranne, come vedemmo, per quella parte della spesa pubblica che provoca un corrispondente risparmio privato; e per quell'altra, che rappresenta la retribuzione anormale di taluni agenti di produzione indigeni, i sovraguadagni realizzati dai quali si risolvono automati-caiuente in una partita compensatrice. Così avviene, afferma il D'Eichtal, che la spesa del mantenimento degli uomini mobilizzati nou rappresenta che l'equivalente di quanto questi uomini più non consumano ai loro focolari (2); ed è perciò specialmente, secondo il Pigou, che stipendi e salari eccezionali di funzionari e di operai devono considerarsi semplici ed innocue partite di giro (3). Se non che, in entrambi i casi. la verità è ben altra. Nou occorre molto sforzo a comprendere, quanto al primo, che il costo di mantenimento normale viene ad essere fortemente accresciuto dalle esigenze specialissime del soldato (4) e dagli sperperi colossali che si verificano nelle sussistenze militari (5); da computarsi le une e gli altri fra le perdite secche (6). Più complesso offresi invece il secondo esempio, dove trattasi di misurare gli effetti, che sulla couservazione e riproduzione della ricchezza ottenuta o abbandonata esercita la psicologia economica delle classi e dei gruppi che la (1) Cfr. Pigou, The economi/ and finance of the war, p. 29 c sgg. (2) Cfr: Dea évaluations du coùt de la guerre, p. 3 doll'estr. Cosi, ili parto, A. W. Kuikaldy, Lahour, finance and the war, Londra, 15117, p. 2. Esagera fino all'assurdo questo punto di vista T. 11. Priue, sostenendo ohe quel che l'Europa spende per mantonorc gli eserciti in campo è compensato da quel che risparmia facondo una rigorosa economia, oude la guerra non sarebbe, fiuunziariamonto, più gravosa della pace, salvo che pel valore delle vito umane che spezzn o rende inutili. Cfr. « World'i ivork », novembre 1916. (3) Cfr. The economg and finance of the war, p. 12 e sgg. (4) Può damo un'idea il confronto fru la razione militare o quella delia popolazione civile in Germania, quale risulta da dati ormai nssai noti. (5) Elementi di valutazione assai significativi di questo uspotto dol problema trovansi in Coubouc, Gasjiillages et economie* aiuc arme'et, in « Journal des éco-nomistes », 15 luglio 1917; e, più aucora in J. Pinot, Le gas/nllage de tu fortune franjaite, in » La Revue », 1-15 ottobre 1917. (6) Il semplicismo dei primi calcolatori rispotto a questo punto fu già corretto da P. Viroilii, Il cotto della guerra eurojiea, Milano, 1916, p. 80; e da A. Mariotti, Gli elementi di valutazione economica del costo della guerra, tu « Diritto e giurisprudenza », 1916, n. 15, p. 24 dell'estr.