— '15 — guerra, scrive egregiamente il Graziali!, sarà cagione di uua redistribuzione di ricchezze, che avrà considerevoli effetti economici. Molti beni aono stati distrutti, altri stati destinati a produrre strumenti di distruzione e che nella distruzione trovano il loro uso. Bisogna distinguere la distruzione dei beni-reddito dalla distruzione dei beni-capitale: la prima ha diminuite o tolte soddisfazioni di bisogni che con quelle ricchezze si ottenevano, ma, dopo la guerra, non impedirà alcun altro appagamento, salvo eventualmente per la parte di esse che avrebbe potuto essere utilizzata. In linea uormale le soddisfazioni dei bisogni si ottengono col reddito annuo periodicamente fluente; quindi la distruzione del reddito scema quelle soddisfazioni, non scema le soddisfazioni che si attendono dalle correnti successive di reddito. Invece la distruzione di beni-capitale è distruzione di sorgente di reddito, quindi toglie tutti quei flussi di reddito che da essi sarebbero provenuti * (1). Assorbendo iu gigantesca misura i risparmi ed i capitali delie classi che, con la stessa loro sottoscrizione ai prestiti, dimostrano lo spirito e l'attitudine della previdenza, per passarli a quelle il cui contegno rivela spiccate tendenze scialacquatrici, lo stato diviene il tramite precipue pel quale una parte ingeute di capitale si distoglie da impieghi produttivi e si applica a consumi presenti, attenuando la diminuzione di soddisfazioni attuali afferente alla distruzione dei beni-reddito, ma a scapito della fonte permanente di redditi, quindi della potenza accumulatrice e della ripresa produttiva avvenire. I prestiti, le imposte straordinarie, l'assorbimento dei depositi delle casse di risparmio, espedienti normali della finanza di guerra, non sono il solo processo attraverso il quale si opera il trapasso. Concorrono ad agevolarlo ed intensificarlo le copiose emissioni di carta-moneta, che costituiscono un fortissimo spostamento del potere di consume dai cittadini (danneggiati dal rincaro conseguente al rinvilio del medio circolante) allo stato, e da questo agli ageuti produttivi del materiale bellico. Ma se, nelle mani di costoro, la ricchezza così trasferita si evapora in una patologica domanda di beni puramente voluttuari, viene ad essere eliminato il vantaggio che si presume derivante dalla contrazione dei consumi dei pagatori delle imposte straordinarie e dei portatori di biglietti a corso forzoso (2). Nell'economia di guerra, si dice, l'attività interna deve fornire: a) i prodotti indispensabili pei combattenti; b) il necessario e il più semplice superfluo per la popolazione civile; e) merci esportabili per pagare provviste militari e alimenti venuti dai di (1) Cfr. Le future conseguenze economiche della guerra. (2) Accenna a ciò incidentalmente il Graziami, Di alcuni sofismi sulle spese di guerra, in «Riforma sociale», marzo-aprile, 1917: «Gli extra-profitti in parte percepiti a spese di altre classi di produttori non denotano incremento di reddito generale. Nò ò vero che le spose di questi percettori di massimi profitti determinino nuove produzioni; anzi soltanto l'astensione da spesa, e la conversione di questa ricchezza in accumulazione produttiva ed iu capitale potrò accrescere la produzione ». La stessa verità rileva, senza arrestarsi a svilupparla, J. S. Ni-cholson, The real hurden of a national debt.