" Ciò che non si vede „ del costo della guerra. Pochi fra gli economisti han resistito alla tentazione di formulare le loro ipotesi circa il costo della conflagrazione gigantesca; con risultati, a dir vero, assai discordi, per la diversità grande dei punti di vista iniziali, degli elementi considerati, dei metodi di calcolo prescelti. Molto arduo anche per chi si propone soltanto lo studio del costo finan--ziario in stretto senso — cioè della spesa monetaria sopportata dagli stati —, il problema diviene infatti formidabilmente complesso allorché si tenta di estendere l'indagine al costo economico vero e proprio, eioè a tutta la perdita, pubblica e privata, cagionata dal cataclisma bellico. Inutile aggiungere però che le ricerche riflettenti questo secondo punto sono le più seducenti, come quelle che, teoricamonte e praticamente, possono condurre a qualche conclusione di interesse non puramente contabile. Non è mio proposito esaminare o comunque confrontare il grado di attendibilità delle molte soluzioni in cui si esercitò la virtuosità critica degli insigni studiosi attratti dalla bellezza e difficoltà dell'argomento. La semplice classificazione delle loro ipotesi richiederebbe molto più spazio che non sia quello di cui mi è dato disporre. A contributo lievissimo nell'operosa gara di congetture provocata dal vasto tema, desidero unicamente accennare ad un aspetto del medesimo che mi parve dimenticato allatto o troppo trascurato fin qui. Nella lacuna credo possa ravvisa rei una non lieve causa d'errore per parecchi dei calcoli proposti. Ritengo, a ogni modo, non debba prescindersene, nella valutazione sintetica che dal loro confronto dovrà scaturire. * • • È noto come i fenomeni di redistvihuzione determinati dal colossale perturbamento abbiano dato luogo a una straordinaria fioritura di volgari errori, che in gran parte non sono che ritorni di vecchi e ostinati pregiudizi. Uno dei più diffusi consiste nella credenza, comune a molte persone, anche non totalmente analfabete, che la guerra, suscitando attività ed energie latenti, e creando nuove fonti di guadagno, abbia piuttosto spostata che distrutta la ricchezza esistente; la cui circolazione più rapida non potè far capo a una perdita secca se non nel caso e nella misura dei pagamenti all'estero, in moneta o in titoli. Attilio Cabiati ha teste dedicata alla confutazione pressoché